di Matt Simon
Per tutti i suoi difetti – e ce ne sono parecchi – la rete elettrica negli Stati Uniti fa miracoli: quando si preme un interruttore, per esempio, le luci si accendono quasi immancabilmente. Man mano che le energie rinnovabili come il solare e l’eolico prendono il posto dei combustibili fossili, però, il miracolo diventa un po’ più difficile, dal momento che luce solare e vento non sono sempre disponibili. Gestire questa intermittenza richiede un ripensamento alla base delle modalità con cui i consumatori usano l’energia, ma anche su come contribuiscono a immagazzinarla. Un giorno i conducenti di veicoli elettrici potrebbero, per esempio, trasformare le loro auto in un grande network di batterie, a cui gli operatori di rete possano attingere quando la disponibilità delle rinnovabili inizia a calare.
Un’alternativa potrebbe essere quella di utilizzare i dati come una sorta di batteria. Due ricercatori hanno presentato una proposta che prevede che le aziende pre-elaborino alcuni dati quando la rete ha ampie disponibilità di energia solare o eolica, per poi metterli da parte per un uso successivo. Anche se i ricercatori hanno ribattezzato l’idea con il nome di “batterie informatiche“, non bisogna pensare a queste “batterie” come a un dispositivo fisico, bensì digitale. Più che una vera e propria batteria, una strategia di temporizzazione, finalizzata a far sì che le aziende “affamate” di dati come Google, Meta, Amazon, Apple e Netflix utilizzino energia pulita quando è abbondante, in modo che i gestori delle reti possano evitare di bruciare combustibili fossili quando non lo è.
Si tratta di un utilizzo dell’energia in un certo senso flessibile, ha spiegato l’informatica della University of California San Diego Jennifer Switzer: “Non è possibile caricare un’auto a meno che la batteria non si sia scaricata almeno un po’, come non è possibile lavare i vestiti se non sono sporchi – ha detto Switzer, una delle ricercatrici che hanno proposto l’idea in un articolo pubblicato all’inizio di questo mese –. Ma con l’elaborazione dei dati, se si ha modo di prevedere, anche in maniera approssimativa, ciò di cui si avrà bisogno in futuro è possibile calcolare i risultati prima di averne effettivamente necessità, per poi immagazzinarli. Invece di immagazzinare energia da usare successivamente, si immagazzinano dati“.
Le informazioni come batterie
Nonostante il concetto rappresenti una novità e non sia stato ancora applicato nel mondo reale, i potenziali casi d’uso sono molti. Le aziende tecnologiche devono elaborare dati di ogni tipo: Google costruisce i suoi risultati di ricerca, YouTube converte i video in diverse qualità tra cui scegliere, Facebook deve consigliare potenziali amici e Amazon deve raccomandare i suoi prodotti. Gran parte di questo lavoro di elaborazione è eseguito su richiesta. Ma secondo questi ricercatori potrebbe essere fatto in parte in modo asincrono, quando nella rete è presente energia pulita.
Pensate alle batterie informatiche come se fossero le poste: l’agenzia sa approssimativamente quante lettere consegnerà in un dato giorno, ma non quale lettera in particolare dovrà arrivare a abitazione vostra. L’ufficio postale deve usare l’energia per eseguire in anticipo alcuni compiti di manutenzione (come alimentare i centri di smistamento), per potere poi realizzare quelli meno prevedibili (come consegnare una lettera a un indirizzo specifico). Allo stesso modo, se le società tecnologiche riuscissero a elaborare i dati di routine quando le energie rinnovabili sono disponibili, l’intermittenza di queste fonti non diventerebbe un problema quando poi dovranno eseguire calcoli su richiesta .
Nel momento in cui si fa una ricerca su Google, per esempio, il sistema deve elaborare la richiesta. Parte di quel lavoro non può essere fatto in anticipo perché le richieste esatte sono imprevedibili (Google, almeno per il momento, non è ancora in grado leggere nel pensiero). Ma i tool di ricerca si basano anche su un gran numero di calcoli di routine, un’attività un po’ noiosa eseguita in grandi centri dati che consumano molta energia. Parte di questo lavoro di elaborazione viene eseguito molto prima che un utente prema “Mi sento fortunato“. Oppure, pensate alla potenza di calcolo necessaria per fornire video in streaming. L’elaborazione dei file video, ha raccontato Switzer, “potrebbe essere fatta in anticipo, per esempio quando si sa già che ci sarà molto traffico su Netflix in una certa ora del giorno. In questo modo, per determinate serie e film molto popolari sarebbe già pronta, anche se poi non tutti vengono richiesti“.
Il ruolo dei colossi tech
I candidati più ovvi per testare questa idea sono le aziende che gestiscono enormi data center, visto che la domanda di potenza di calcolo ad alta intensità energetica è in aumento. “Penso che vedremo i principali provider, come Amazon, Microsoft, Google, Facebook procurarsi la maggior parte se non tutta la loro energia da fonti rinnovabili – ha detto George Porter, che è il condirettore del Center for networked systems presso la University of California San Diego e collabora con Raghavan e Switzer, ma non ha partecipato alla stesura dell’articolo –. E quindi, penso che gestire il problema dell’intermittenza diventerà una cosa impegnativa“.
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www.wired.it
2022-02-12 17:00:00