di Giustino Mucci
L’operazione che ha condotto Iubenda all’exit delle quote di chi aveva investito nel 2011, secondo quanto ha raccontato a Wired il ideatore e ad Andrea Giannangelo, potrebbe uno dei deal più grandi in Italia negli ultimi anni nell’ambito tech.
Iubenda, azienda leader per gli strumenti di privacy e conformità relativi a siti web e app, ha visto infatti di recente l’incontro con il grande gruppo belga Team.blue, leader europeo nel settore domini e hosting. La sinergia tra le due realtà porterà Iubenda, che oggi conta circa 80mila clienti, a poter distribuire il proprio prodotto ai circa 2 milioni e mezzo di clienti di Team.blue. Mentre il gruppo europeo potrà fortificare l’offerta dei suoi servizi.
Il mercato e le cifre
“Per questioni di riservatezza non posso divulgare le cifre dell’operazione”, dice Giannangelo, ma si muovono all’interno di un panorama estremamente florido e in continua espansione che, per avere delle metriche “ha visto un diretto competitor francese chiudere accordi da circa 40 milioni di euro [Didomi, ndr] e uno americano addirittura da circa 930 milioni di dollari [OneTrust, ndr]”.
È possibile comprendere la portata del mercato, anche in termini più superficiali, guardando l’importanza che la privacy e le questioni legate ai dati personali hanno assunto tra gli utenti, sempre più sensibili al tema a seguito della centralità dei social media. Da quando circa undici anni fa Mark Zuckerberg affermò che la privacy fosse morta – preconizzando milioni di persone intente a condividere senza remore ogni dettaglio della propria esistenza – i tempi sono mutati radicalmente dando ragione a chi al contrario vide quello che sarebbe successo, ovvero la crescente necessità, anche in termini strettamente normativi, di tutelare questa mole impressionante di dati personali.
“Si può facilmente ipotizzare che il mercato crescerà ancora in maniera notevole – spiega Giannangelo – quando negli Stati Uniti ci sarà una legge simile al Gdpr [il regolamento europeo sulla protezione dei dati, ndr], determinando un’altra incredibile espansione di mercato”.
Il successo in Italia
L’Italia non è il posto migliore per fare business, si sa, per maturità dell’ecosistema, per le cifre movimentate, per una serie di fattori congeniti. Ma quando Andrea Giannangelo, con il suo pitch partecipò a Mind The Bridge (basata a San Francisco) e Seedcamp (Londra) non ottenne risultati. “A Seedcamp con Iubenda c’erano anche Wise e Citymapper: noi non venimmo presi. Mi dissero che avrei avuto successo ma non con questa idea. All’inizio non ci credeva davvero nessuno”, ci spiega.
Una sorta di rovesciamento della narrazione comune che al contrario ha visto concretizzarsi in Italia una realtà solida che tassello dopo tassello – e a partire da uno scenario in cui anche il venture capital era praticamente agli albori – ha saputo incassare la leadership di settore e la capacità di espandersi all’estero. “Quello che ho fatto io in fin dei conti è stato creare un prodotto, nel piccolo, e iniziare a venderlo – dice l’ad –. Non ho badato troppo a titoli di giornale e hype quanto a costruire un’azienda come potevi farlo nell’Ottocento: facendo acquistare il proprio prodotto.”
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www.wired.it
2022-02-17 18:00:00