L’appassionato intervento del leader di Italia viva nell’Aula di Palazzo Madama: «Fare politica non è un reato»
A maggioranza assoluta, con 167 sì e 76 no, ieri il Senato ha dato il via libera al conflitto di attribuzioni presso la Consulta contro i magistrati che hanno indagato Matteo Renzi per finanziamento illecito. Nella votazione la cosiddetta coalizione giallorossa si è divisa: contro il M5S e Leu, mentre il Pd, seppur con un intervento molto cauto di Dario Parrini, che non ha mai pronunciato il nome del leader di Italia viva, si è espresso a favore insieme a tutti gli altri pariti.
L’esito del voto era scontato, anche se è indubbiamente un evento il fatto che su una questione del genere il Senato si sia espresso con tale nettezza, a maggioranza assoluta. Quasi a voler approvare non solo il ricorso al conflitto di attribuzioni ma anche una delle frasi pronunciate da Renzi (non a caso la più applaudita): «Fare politica non è reato».
E nell’Aula di Palazzo Madama la grande attesa, infatti, era soprattutto per l’intervento del leader di Italia viva. Renzi non ha risparmiato nessuno. Non i magistrati che lo hanno indagato: «Siamo tutti uguali davanti alla legge, l’impunità non è consentita a nessuno, nemmeno ai pm». Non Giuseppe Conte e i 5 Stelle: «Si vergogni chi pensa che attacchiamo la magistratura. Mi auguro che non vi accada quello che è accaduto a me». E nemmeno la stampa: «Ha ceduto il ruolo di guardiano della democrazia. Una velina delle procure conta più delle sentenze della Cassazione».
Già, perché è sulla Cassazione che «per 5 volte ha stabilito che i magistrati di Firenze hanno agito in modo illegittimo», che Renzi basa la sua richiesta di conflitto di attribuzioni. «Non lo dico io, lo dicono altri giudici, quindi è un fatto pacifico, i pm di Firenze non hanno seguito le regole». E ancora, sempre sui magistrati: «Nelle democrazie non è un giudice che definisce cosa sia un partito o una corrente. È saltata la separazione dei poteri. I pm pensano di fare un processo alle modalità con cui si fa politica. E vogliono fare anche i padri costituenti».
L’ex premier ha anche difeso la sua decisione di denunciare i magistrati che lo hanno indagato: «Non è stata eversione, ma un atto di civiltà giuridica». Quindi una parentesi personale, che riguarda la lettera del padre: «La mia vita privata è stata data in pasto a una clamorosa campagna, non solo di stampa. Non è consentito a nessuno violentare la vita delle persone».
Convinto che «non sia stata ferita la prerogativa di un parlamentare ma sia stato ferito il Parlamento nella sua interezza», Renzi al termine della votazione è soddisfatto. Con alcuni colleghi di Italia viva si concede qualche battuta sull’atteggiamento dei grillini: «Che farebbero se arrivasse una richiesta di processo per uno di loro?». Poi un post su Facebook: «Una bella giornata».
Matteo Salvini nel pomeriggio difende Renzi con i giornalisti: «La diffusione della lettera del padre è un atto indegno di un Pese civile e qualcuno dovrebbe pagare per questo errore». Ovviamente di tenore opposto il ragionamento fatto da Conte per spiegare la posizione dei 5 Stelle: «Non è un voto contro o a favore di Renzi, ma a favore dei principi e dei valori del M5S. I politici devono difendersi nei processi e non dai processi». È a lui che pensa il leader di Iv quando annuncia: «Io non scappo dal processo. Ci vado a testa alta, udienza per udienza».
22 febbraio 2022 (modifica il 22 febbraio 2022 | 22:08)
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Maria Teresa Meli , 2022-02-22 21:09:24
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