A partire dalle 3.30 (ora italiana) della notte tra il 23 e il 24 febbraio, l’esercito russo ha fatto il suo ingresso nel territorio ucraino. Da due giorni si susseguono immagini di città bombardate, spettrali, il cui silenzio è rotto soltanto dal suono delle sirene anti-aeree che fa ripiombare l’est Europa indietro di almeno 70 anni.
In queste ore la domanda che più echeggia nel mondo è perché l’Ucraina e perché adesso. In un discorso risalente allo scorso lunedì il Presidente della Federazione Russa Putin ha ribadito il punto di vista, prettamente di natura nazionalista, che lo spinge ad agire, rifacendosi a radici importanti risalenti all’epoca della rivoluzione bolscevica e ai padri della nuova Russia, quella post-impero, quali Lenin e Trostky.
Un altro elemento interessante, legato tanto alla mentalità russa quanto a quella propria del Presidente Putin, è il senso di appartenenza alla nazione principalmente perché “Tutti parlano la stessa lingua” (come affermato dallo stesso Putin a Oliver Stone nella docu-intervista intitolata The Putin interviews). In quell’occasione il Presidente russo aveva rimarcato quanto la Russia fosse una terra vasta, ricca di culture, popoli, religioni diverse, ma nonostante le differenze, tutti si riconoscono nella lingua.
Putin e l’eco nazionalista che lo spinge a “riprendersi” l’Ucraina
“L’Ucraina è parte integrante della nostra storia e cultura. Non è solo un Paese confinante, sono parenti, persone con cui abbiamo legami di sangue. L’Ucraina è stata creata dalla Russia. Fu Lenin a chiamarla in questo modo – la creazione dell’Ucraina avviene a margine del trattato di Brest-Litovsk che sancisce anche l’uscita della Russia dal primo conflitto mondiale-, è stato il suo creatore e il suo architetto. Lenin aveva un interesse particolare anche per il Donbass“, così Putin, a due giorni dall’invasione dell’Ucraina per la prima volta affermava pubblicamente che a suo parere tra Russia e Ucraina non c’erano divisioni in quanto terre unite dallo stesso bacino linguistico-culturale.
Nel suo discorso Putin ha accusato poi le autorità ucraine: “L’Ucraina ha sempre rifiutato di riconoscere i legami storici con la Russia, e non c’è da meravigliarsi quindi per l’ondata di nazismo e nazionalismo” e ancor “L’Ucraina non ha mai avuto una tradizione stabile come nazione a sé stante. Quindi ha iniziato a copiare modelli di vita degli altri Stati, in questo caso occidentali, diventando una serva”, ma è davvero così?
L’Ucraina e le radici della cultura russa
Quando ancora esisteva l’Impero, prima della caduta dell’ultimo zar, Nicola II, avvenuto in un contesto di estrema violenza che ha coinvolto la sua famiglia e i pochi membri della servitù, la Russia era composta di un territorio molto vasto comprendente anche territori che attualmente sono identificati come Paesi indipendenti ma legati ancora a stretto filo con la Repubblica Federale Russa, ad esempio la Bielorussia, il Kazakistan, ma anche l’Ucraina, la Finlandia, l’Estonia, la Lettonia e la Lituania.
Soprattutto l’Ucraina (ai tempi dell’impero facente parte del territorio) era considerato il vero cuore pulsante dell’animo russo, dove tutto ha avuto inizio, dove sono nati i popoli delle steppe che nei secoli si sono espansi e sedimentati arrivando poi alla creazione della grande dinastia dei Romanov. L’area geografica oggi occupata dall’Ucraina si può considerare la culla della cultura detta del Don e della tradizione russa.
Un territorio che, seppur povero, è ricchissimo di risorse quali: carbone, minerale di ferro, gas, petrolio, argilla; ad oggi è sede di molte industrie legate ai settori della siderurgia, della metallurgia, della chimica e nella storia recente (seppur con risvolti tragici) anche di quella nucleare.
E di sbocchi sul mar Nero e il mare d’Azov, fondamentali per gli snodi commerciali ma anche pratica via d’accesso al cuore della Russia. Non a caso sono stati entrambi teatro di diversi conflitti nella storia contemporanea e recente (basti pensare ai più importanti conflitti della storia contemporanea, come la guerra di Crimea e a quello recenti sempre in Crimea che si sono sono conclusi con la prima tranche degli accordi di Minsk e l’annessione alla Russia).
L’Ucraina è una terra divisa tra europeisti e filo-russi
Ci sono altri due elementi ancora da prendere in considerazione: il primo è puramente geografico, e si nota immediatamente osservando con attenzione una cartina geografica dell’Ucraina, ed è il percorso del fiume Dnepr che taglia in due il Paese, quasi a sancire in modo naturale le sfere di influenza o, se si preferisce, di appartenenza. Non è un caso infatti se i confini a est (sud-est è dove si trovano le regioni separatiste del Donbass e a nord-est è il confine bielorusso) sono le zone a più alta concentrazione di cittadini di origine russa, di forte appartenenza alla religione ortodossa, che parlano la lingua e si riconoscono nella Russia come vero Paese di appartenenza.
Dall’altra parte ci sono altri cittadini ucraini, quelli che hanno una discendenza legata alla cultura slava della vecchia Mittel Europa, i colonizzatori che hanno posto le fondamenta dei Giganti europei (come sono ricordati i grandi imperi) Questa seconda anima ucraina è più occidentale, europeista, meno legata alle tradizioni ortodosse e più variegata.
A partire dalla caduta dell‘Unione Sovietica, l’Ucraina è diventato uno stato totalmente indipendente e queste due anime sono coesistite fino a quando non è nato il desiderio di avvicinarsi all’Europa. Progetto affossato dal Presidente filorusso Yanukovych, poi cacciato e sostituito dal più “occidentale” Petro Poroshenko.
La crisi del 2014 e l’annessione della Crimea alla Russia
È così che ha avuto inizio un periodo di scontri e combattimenti sul suolo della Crimea, poi annessa alla Russia, sempre con la motivazione del senso di appartenenza più alla Russia che all’Ucraina. Non solo, anche allora Putin ha scelto di incoraggiare la rivolta dei separatisti filorussi del Donbass, ed è stato proprio in quel momento che in quella regione dell’Ucraina sono iniziati i 9 lunghi anni di conflitto nonostante la presenza degli accordi di Minsk, mai del tutto applicati dato che le ostilità non sono mai davvero cessate.
Nel 2019 alle elezioni presidenziali si candida un nuovo, seppur noto, volto: Volodymyr Zelensky, noto attore reduce da una fortunata serie tv nella quale interpretava un professore stufo della corruzione del Paese, si candida con il partito Servo del Popolo e, seppur “confuso“, nel suo programma è già presente la chiara intenzione di portare il Paese in Europa e nella Nato, oltre a combattere la corruzione. Ora, a scatenare la Russia, sulla carta, ci sarebbe proprio questa volontà di Zelensky che ancora adesso, nel pieno dello stato di guerra, vuole portare avanti.
Non è solo l’ingresso nella NATO
Non è solo la volontà di entrare nella NATO, in ballo ci sono interessi che guardano ben oltre l’Ucraina, e una delle ipotesi è stata avanzata dal Presidente degli Stati Uniti a ribadirlo durante l’ultima conferenza stampa: È un progetto ambizioso, vuole ricreare l’ex Unione Sovietica”.
C’è ancora un fattore da considerare ed è quello dei Balcani, territorio nel quale la Russia è da almeno un secolo tra gli attori protagonisti. Sopratutto dopo la caduta dell’URRS, quando ha perso la sfera d’influenza sul territorio e che sta cercando di riprendere facendo leva su Paesi quali Macedonia, Bulgaria, Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Kosovo. In questi territori la Russia è un punto di riferimento per i popoli di etnia serba con il quale c’è un forte sentimento di solidarietà religiosa ed etnica. In questi territori, già da tempo, vige una forte presenza russa sul territorio fatta soprattutto di investimenti nel settore energetico e nel sostegno dei mezzi di informazione.
Qualunque siano le reali intenzioni di Putin non ci si può soffermare solo ad analizzare il tema ampiamente proposto della NATO, il quadro è ben più vasto come gli interessi economici in ballo che stanno costando al popolo ucraino grande sofferenza.
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Alessandra Rocchi , 2022-02-25 19:21:33 ,