di Viola Rita
Vedere l’universo con un dettaglio senza precedenti. Oggi arriva una delle mappe più ampie e precise della volta celeste, che individua ben 4,4 milioni di galassie e include ben 1 milione di oggetti spaziali finora mai rilevati. La mappa è frutto dell’analisi di uno spicchio pari a circa un quarto del cielo notturno e potrà essere ancora ampliata.
A realizzarla un gruppo internazionale di ricerca, di cui fa parte anche l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e l’università di Bologna, mediante il radiotelescopio europeo Lofar (Low Frequency Array), situato nei Paesi Bassi. I risultati sono pubblicati sulla rivista Astronomy and Astrophysics. I risultati sono importanti anche perché potranno essere utilizzati come guida per la ricerca di segnali di vario genere, da quelli che arrivano da pianeti e galassie vicine fino a indizi provenienti da zone distanti dell’universo.
Se 4,4 milioni di oggetti celesti vi sembran pochi
Gli astronomi sono partiti da 3.500 ore di osservazione del cielo, considerando totale di 8 petabyte (milioni di miliardi) di dati. Secondo gli autori l’equivalente del contenuto di 20mila computer portatili, in media. La mappa costituisce una nuova ampia banca dati, che per ora rappresenta soltanto il 27% dell’intera analisi, che verrà successivamente implementata. Per questa prima indagine, durata 7 anni, gli scienziati hanno utilizzato potenti algoritmi di elaborazione dei dati su computer sparsi in tutta Europa.
I 4,4 milioni di oggetti includono galassie che ospitano buchi neri supermassicci – questi buchi neri sono al centro (quasi) di ogni galassia – e nuove stelle in rapida crescita. La maggior parte di questi corpi celesti sono lontani miliardi di anni luce da noi. Fra gli oggetti più rari ci sono poi gruppi di galassie lontane in collisione fra loro e stelle luminose all’interno della Via Lattea.
La mappa include anche la più grande galassia mai scoperta, chiamata Alcioneo – dal nome di un gigante della mitologia greca – la cui struttura si estende per 16 milioni di anni luce.
Un punto di partenza
“L’osservazione porterà a moltissime nuove scoperte – dice Timothy Shimwell, scienziato di Astron, l’istituto per la Radio astronomia nei Paesi Bassi, e dell’università di Leiden, che ha coordinato la ricerca – incluso lo studio di come crescono ampie strutture celesti nell’Universo, di come si formano ed evolvono i buchi neri, la fisica alla base della formazione delle stelle nelle galassie distanti e anche il dettaglio delle più spettacolari fasi della vita delle stelle nella Via Lattea”. Insomma, la nuova mappa potrà essere un punto di partenza anziché di arrivo.
Anche noi possiamo entrare in gioco
Fra i risultati precedenti ci sono segnali provenienti da stelle vicine che potrebbero essere indotti da esopianeti in orbita, e l’individuazione di galassie medusa, spesso raggruppate, che, interagendo con il gas presente negli ambienti galattici, perdono anche il proprio gas. E ancora, gli scienziati hanno assistito all’eruzione di buchi neri che danno forma all’ambiente circostante e hanno studiato il comportamento dei più distanti buchi neri supermassicci.
Attualmente la scoperta di questo zoo delle galassie, con moltissimi elementi di ogni forma, dimensione ed età, ha permesso di dare il via ad un progetto di citizen science, cui possono partecipare semplici cittadini per aiutare gli scienziati a identificare e classificare buchi neri e galassie. Impegnandoci, tutti possiamo dare il contributo a a questo progetto a dir poco astronomico.
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www.wired.it
2022-02-28 16:04:30