di Grace Browne
Altri scienziati stanno cerando di rimediare alla mancanza di rappresentanza a livello più locale. Nella zona orientale di Londra, un’iniziativa chiamata Genes & Health sta lavorando per analizzare i geni dei residenti che provengono da Bangladesh e Pakistan, i più grandi gruppi di minoranze etniche della zona. Il loro obiettivo è di reclutare 10mila persone, e sono quasi a metà strada. Il progetto coinvolge la maggior parte dei volontari in ambulatori o posti come moschee e centri commerciali, e molti dei ricercatori della comunità sono a loro volta di etnia bangladese o pakistana. In maniera simile, Future Genetics, una società fondata e autofinanziata dallo scienziato Mohammed Kamran con sede nelle Midlands occidentali in Inghilterra, punta a coinvolgere 200mila pazienti diversi, in particolare persone nere e dell’asia meridionale, con l’obiettivo di rivalutare l’accuratezza dei punteggi di rischio genetico per diverse patologie nelle minoranze etniche.
Janitza Montalvo-Ortiz, assistente professoressa di psichiatria a Yale e originaria di Porto Rico, è entrata nel settore a metà degli anni 2010, durante la cosiddetta rivoluzione genomica, ma si è subito resa conto di come i portoricani e i latino-americani non ne facessero parte: “Mi sono chiesta cosa significasse per persone come noi non essere rappresentate negli studi”, racconta. La colonizzazione delle Americhe, che ha mescolato persone di origine nativa americana, europea e africana, fa sì che oggi i genomi delle persone possano rappresentare più di una gente. La ricerca genetica ha abitualmente escluso queste popolazioni, per via delle convinzioni che questa commistione rendesse l’analisi troppo complicata e causasse il cosiddetto “rumore genetico“. Nel 2019, Montalvo-Ortiz ha co-fondato il Latin american genomics consortium, che si prefigge specificamente di aumentare la ricerca genetica relativa alla psichiatria nelle popolazioni latinoamericane. Oggi, il gruppo conta oltre cento membri attivi che rappresentano otto diversi paesi, più Puerto Rico e il resto degli Stati Uniti.
Eppure, nonostante la ricerca genetica stia iniziando a fiorire anche in parti del mondo come l’America Latina e l’Africa, “non si può paragonare a ciò che si vede nel Regno Unito o in altri paesi – dice Fatumo –. Se riusciamo a sviluppare più capacità, le persone saranno in grado di condurre ricerche fantastiche“.
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www.wired.it
2022-03-05 06:00:00