di Lily Hay Newman
“I Ddos vanno bene, ma sono un’arma spuntata – racconta a Wired Us un membro dell’esercito di hacker ucraino che si fa chiamare “November” –. Vogliamo essere più precisi, selezionare attentamente i nostri obiettivi ed evitare qualsiasi danno collaterale ai mezzi di sostentamento e al benessere della cittadinanza russa. La nostra preoccupazione principale è quella di contrastare la disinformazione russa sulla guerra, con ogni mezzo possibile, e garantire informazioni di qualità e open source nel tentativo di preservare le vite degli ucraini“.
I danni collaterali dell’hacktivismo
In un contesto come quello dell’invasione dell’Ucraina, tuttavia, l’hacktivismo potrebbe essere più dannoso che utile. Alcuni ricercatori notano che nello scenario peggiore, un incidente o una serie di attacchi da parte di hacktivisti potrebbe inavvertitamente causare un inasprimento del conflitto o fornire un pretesto per un’escalation da una parte o dall’altra.
Inoltre, richiamando l’attenzione sui difetti in termini di sicurezza informatica di reti e piattaforme digitali particolarmente sensibili, gli hacktivisti potrebbero inavvertitamente rivelare operazioni in corso da parte di organizzazioni di intelligence amiche.
“L’hacktivismo per sua natura fa sempre rumore, mentre l’intelligence per sua natura è solitamente silenziosa – spiega l’ex hacker della Nsa Jake Williams -. E facendo rumore, gli hacktivisti ben intenzionati possono involontariamente rivelare alle forze di sicurezza operazioni di intelligence in corso su una determinata rete, che erano riuscite a non farsi notare. Per via di un’indagine su un attacco hacktivista, quindi, verrebbero scoperti e perderebbero l’accesso a quella rete“. In casi simili, inoltre, potrebbero essere rivelati anche alcuni degli strumenti di hacking utilizzati dall’intelligence, rendendoli così meno utili.
Williams aggiunge che quando le spie perdono l’accesso alle informazioni che vogliono ottenere o di cui hanno bisogno durante una situazione di conflitto, sono costretti a cercare di ristabilire l’accesso in qualsiasi modo. E per riuscirci rapidamente possono incorrere in rischi maggiori o utilizzare strumenti di hacking che potrebbero poi essere scoperti.
“Quando ci sono militari sul campo e volano proiettili, le valutazioni su quanto sia positivo il contributo degli hacktivisti cambiano completamente – spiega Williams –. Detto questo, se fossi ucraino probabilmente starei hackerando la Russia come un forsennato, e non potrebbe fregarmene di meno della capacità di intelligence a lungo termine dell’Occidente“.
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www.wired.it
2022-03-07 06:00:00