Alle 9:52 (ora italiana) di oggi, un razzo Falcon 9 di SpaceX partirà da Cape Canaveral, in Florida, per superare l’atmosfera terrestre e portare in orbita l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, per la sua seconda esperienza a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS); il lancio era stato rinviato un paio di volte negli ultimi giorni.
Insieme a lei ci saranno gli astronauti statunitensi Kjell Lindgren, Bob Hine e Jessica Watkins, per una missione di almeno sei mesi a bordo della Stazione, il più grande e costoso laboratorio mai costruito dall’umanità in orbita.
La diretta del lancio
Cristoforetti era già stata nello Spazio tra il 2014 e il 2015, trascorrendovi 199 giorni, 16 ore e 42 minuti nell’ambito della missione Futura per conto dell’Agenzia spaziale italiana (ASI) e di quella europea (ESA). La sua nuova missione si chiama invece Minerva, come la divinità romana della saggezza e protettrice degli artigiani, in onore delle persone che nel corso degli ultimi decenni hanno reso possibili le esplorazioni spaziali con esseri umani.
Il lancio avverrà a bordo di una capsula Crew Dragon, sviluppata da SpaceX, che dal 2020 gestisce il trasporto degli equipaggi dagli Stati Uniti verso la ISS.
In seguito al pensionamento degli Space Shuttle nel 2011, per quasi dieci anni astronaute e astronauti avevano potuto raggiungere l’orbita solamente partendo dal Kazakistan, a bordo dei sistemi di trasporto Soyuz dell’Agenzia spaziale russa (Roscosmos). SpaceX ha reso nuovamente possibili i lanci da Cape Canaveral, sfruttando i propri razzi riutilizzabili e quindi più economici rispetto ad altre soluzioni. Boeing dovrebbe fare altrettanto, ma lo sviluppo del suo sistema ha subìto numerosi ritardi ed è ancora in fase di test.
Per la sua prima volta nello Spazio, Cristoforetti aveva quindi viaggiato su una Soyuz, un sistema piuttosto rudimentale sviluppato ai tempi dell’Unione Sovietica, ma che in decenni di utilizzo (e con gli opportuni aggiornamenti) aveva dimostrato di essere estremamente affidabile.
Crew Dragon ha un aspetto molto più avveniristico, sia all’esterno, sia al suo interno, con schermi touchscreen e comandi semplificati, rispetto alle plance con numerosi tasti e interruttori delle Soyuz.
Come molti altri razzi, il Falcon 9 è costituito da diverse parti (stadi) che si separano man mano che il razzo raggiunge una determinata altitudine: sulla punta è collocata Crew Dragon, con gli astronauti al loro interno.
Nelle prime ore di mercoledì Cristoforetti e il resto dell’equipaggio hanno raggiunto la capsula montata in cima al Falcon 9, alto più di 70 metri, in attesa della partenza. Dopo i controlli di sicurezza, il razzo accenderà i 9 motori del primo stadio alimentati da cherosene e ossigeno liquido, spingendo la capsula fino a 90 chilometri di altitudine. Esaurita buona parte del combustibile, il primo stadio si staccherà dal resto del razzo, lasciando il compito di proseguire il viaggio al secondo stadio, dotato di un solo motore, più che sufficiente per la seconda parte del volo nell’ambiente spaziale.
Nel frattempo il primo stadio compirà un rientro programmato verso la Terra e sarà recuperato. Il primo stadio riutilizzabile, la parte più costosa dei Falcon 9, è l’elemento chiave del modello di business di SpaceX: consente di risparmiare svariati milioni di dollari rispetto alle soluzioni dei concorrenti, che impiegano una sola volta i loro lanciatori, che si distruggono al rientro nell’atmosfera.
Alcune ore dopo il lancio, Crew Dragon arriverà in prossimità della Stazione spaziale internazionale e avvierà le manovre per attraccare. L’intera procedura sarà effettuata automaticamente dalla capsula, ma l’equipaggio avrà la possibilità di intervenire nel caso dovesse andare storto qualcosa.
Nei precedenti voli con Crew Dragon non si sono comunque verificati particolari problemi e l’intera procedura è ormai collaudata.
Terminate le attività di attracco, l’equipaggio già presente sulla ISS potrà aprire i portelloni e accogliere i nuovi astronauti arrivati dalla Terra, che si troverà a circa 400 chilometri di distanza tra loro. Sulla Stazione gli astronauti vivranno alba e tramonto ogni 90 minuti, il loro organismo si adatterà alla vita in condizioni di microgravità e alle numerose attività da svolgere a bordo.
Sulla Stazione spaziale internazionale vengono infatti eseguiti numerosi esperimenti, dalla coltivazione di piante alla produzione di nuovi materiali sfruttando la microgravità, una frontiera molto promettente dell’ingegneria dei materiali. Ma in un certo senso gli equipaggi sono cavie oltre che sperimentatori: partecipano a numerosi esperimenti per comprendere come l’organismo reagisce all’ambiente spaziale e alla lunga permanenza in orbita, in modo da scoprire nuove cose sul nostro corpo sia con ricadute per terapie qui sulla Terra sia per progettare nuove missioni spaziali con equipaggi, per esempio verso la Luna e un giorno verso Marte.
Samantha Cristoforetti ha compiuto proprio oggi 45 anni, ed è al momento l’unica astronauta dell’Agenzia spaziale europea, ma le cose dovrebbero cambiare a breve con la selezione di nuove astronaute e astronauti da parte dell’ESA. È nata a Milano il 26 aprile del 1977, ma è cresciuta nella provincia di Trento, in un piccolo paese di circa duemila abitanti che si chiama Malè, nella Val di Sole.
Cristoforetti si è diplomata in un liceo scientifico di Trento nel 1996, dopo avere trascorso un anno negli Stati Uniti grazie a un programma di scambio per studenti. Cinque anni dopo si è laureata presso l’Università Tecnica di Monaco di Baviera, in Germania, seguendo poi un master in ingegneria meccanica. Negli anni seguenti ha frequentato in Italia l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli e tra il 2005 e il 2006 è diventata pilota di guerra, conseguendo titoli e riconoscimenti per la sua attività e diventando Capitano dell’Aeronautica Italiana, forza dalla quale si è congedata alla fine del 2019.
Come ha raccontato nel suo libro Diario di un’apprendista astronauta, Cristoforetti è appassionata di escursionismo, ma non disprezza comunque la possibilità di fare qualche immersione nei mari in giro per il mondo. Ha raccontato in diverse occasioni di essere molto curiosa e interessata a sapere come funzionano le cose, e non solo in orbita.
Oltre alla tecnologia, si occupa di nutrizione e soprattutto del modo in cui il cibo interagisce con il nostro organismo. Parte delle sue ricerche e degli esperimenti che condurrà sulla ISS sarà proprio dedicata ai temi della nutrizione, come era già avvenuto durante la precedente missione.