Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente del Consiglio Mario Draghi hanno avuto un colloquio telefonico: si parlato della crisi alimentare che sta vivendo l’Ucraina. Ma per Putin la crisi del grano si pu sbloccare se l’Occidente revoca le sanzioni
L’ultima volta era stata quasi due mesi fa. Ed era stata una telefonata franca, dura, quasi di scontro. Lo aveva raccontato lo stesso Mario Draghi, la chiamo per parlare di pace, era stato il suo esordio ed ad ogni invito o auspicio aveva trovato in Vladimir Putin sempre e solo un muro: Non il momento, era stato il mantra ripetuto pi volte dal capo del Cremlino.
Oggi a sorpresa i due leader si sono sentiti e nella prima nota emessa da Palazzo Chigi non si parla pi di pace, bens di quel primo passo che nella mente e negli obiettivi del presidente del Consiglio pu portare ad un inizio di disgelo: la crisi alimentare che sta vivendo l’Ucraina, una crisi che pu investire il Mediterraneo, il Nord Africa e Il Medio Oriente.
Per la diplomazia italiana i due presidenti hanno discusso degli sforzi per trovare una soluzione condivisa alla crisi alimentare in atto. Se alle parole seguissero i fatti sarebbe una svolta. Sino a poche ore fa l’esercito russo ha preso di mira e bombardato anche dei convogli alimentari partiti dall’Ucraina. Il linguaggio di oggi, una soluzione condivisa, di sicuro una novit. Non stato invece trattato, almeno non in testa agli argomenti chiave del confronto, il documento della Farnesina su un percorso negoziale che finora ha ricevuto pi critiche che apprezzamenti, sia da Mosca che dal governo ucraino. Non un caso se nelle poche righe della nota di Palazzo Chigi si parla della situazione del terreno, della crisi alimentare, ma nemmeno un accenno a negoziati di pace.
Il presidente russo Vladimir Putin, in una nota successiva diffusa dal Cremlino, ha per gelato le aspettative di una collaborazione sul blocco delle sementi nel porto di Odessa, affermando che la Russia pronta a dare un contributo significativo al superamento della crisi alimentare attraverso l’esportazione di cereali e fertilizzanti, a condizione che vengano revocate le sanzioni imposte dall’Occidente. Alla fine, ancora una volta, come accaduto ad altri leader europei, Draghi si sentito dire di no.
26 maggio 2022 (modifica il 26 maggio 2022 | 18:31)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi la notizia su: Corriere.it – Politica
LEGGI TUTTO
Marco Galluzzo , 2022-05-26 16:27:24 ,