di Paolo Armelli
La regista Deborah Chow svolge qui un compito non facile: non solo trova il modo di riallacciarsi con coerenza alla lunga e spesso ingombrante tradizione cinematografica, ma deve anche differenziarsi dagli altri prodotti seriali, in particolare da The Mandalorian. Se lì l’effetto era proprio di un storia di genere, che affonda nel misticismo western, qui Chow si concede un approccio quasi più autoriale: certo un pianeta come Daiyu è fortemente influenzato dagli stilemi futuristici visti in Blade Runner, per esempio, ma quella che lei vuole raccontare è soprattutto una storia universale e umanissima. Lo fa con primi piani drammatici e panorami che, sterminati, danno l’idea della solitudine dell’uomo. Kenobi, in fondo, è un eroe tragico che, falliti gli ideali che costituivano la sua identità più forte, si è ripiegato su sé stesso, troppo spaventato di sbagliare ancora per vivere davvero. Sarà una luce fiera e ribelle venuta dal passato a risvegliarlo dal torpore.
In Obi-Wan Kenobi un grande ruolo lo svolgono però anche i villain, come sempre in questo franchise: a inseguire il protagonista ci sono infatti il Grande Inquisitore (Rupert Friend) che coi suoi scagnozzi vuole inseguire e catturare tutti i Jedi superstiti. La sua arma più potente, la pazienza, è messa però a dura prova da Reva (Moses Ingram), un’inquisitrice sua sottoposta che però scalpita all’idea di agguantare Kenobi ed è quindi disposta a tutto, persino all’insubordinazione, pur di raggiungere il suo obiettivo. La furia vendicativa trasmessa da Ingram s’impone immediatamente come un altro motore fondamentale della serie: come tanti Inquisitori (lo sappiamo dalla serie animata Star Wars: The Clone Wars), anche lei è una Jedi passata al lato oscuro, eppure le sue origini la segnano in un modo che sicuramente avrà conseguenze suggestive per il proseguo della storia. Non mancano peraltro momenti più leggeri, e già il personaggio di Kumal Nanjiani regala sorrisi giocando su certi temi ricorrenti nella saga.
Difficile a ogni modo sapere dove questa trama ci condurrà: sappiamo che Obi-Wan non incontrerà la sua fine qui, così come anche altri personaggi hanno il loro destino segnato in questa specie di futuro anteriore. Eppure questa miniserie, che si concluderà dopo altri quattro episodi scanditi nelle prossime settimane, potrebbe regalarci una prospettiva diversa su quello che già sappiamo, perlomeno darci modo di ripensare a personaggi e dinamiche che abbiamo sempre dato per assodati. Col suo mettere subito in campo una battaglia tra bene e male, che si agita non solo nello scontro tra Impero e Resistenza, ma anche all’interno di ciascun personaggio, Obi-Wan Kenobi è un distillato dell’essenza più pura di Star Wars. Anche quando le sorprese finiranno (ma l’arrivo di Darth Vader è dietro l’angolo e non dubitiamo possa essere clamoroso), rimarrà l’aderenza a un canone cristallino, agli elementi che più ci fanno amare questa saga. Persino McGregor, che della trilogia prequel ha sempre dichiarato di avere un ricordo pessimo, sembra qui vivificato di nuova linfa. E rinnovata, almeno per ora, può essere la passione dei fan per questo universo che non smette mai di stupire.
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2022-05-27 14:00:00