Dall’inizio di aprile, i clienti di alcune compagnie telefoniche tedesche, tra cui Vodafone e Deutsche Telekom, navigano su internet in maniera leggermente diversa rispetto agli utenti degli altri operatori. Invece di vedere gli annunci pubblicitari attraverso i normali cookie di tracciamento di terze parti memorizzati sui dispositivi, stanno partecipando a una sperimentazione chiamata TrustPid.
TrustPid consente agli operatori di telefonia mobile di generare token apparentemente anonimi basati sull’indirizzo ip di un utente, gestiti da una società denominata a sua volta TrustPid. Per ogni sito web visitato a ciascun utente viene assegnato un token diverso, che può essere utilizzato per fornire consigli personalizzati sui prodotti, con un sistema che TrustPid definisce “un modo sicuro e rispettoso della privacy“. È proprio l’aspetto relativo alla privacy, però, ad aver sollevato le critiche.
Il funzionamento di internet si basa sulla pubblicità: secondo l’organizzazione di settore Internet Advertising Bureau (Iab), lo scorso anno sono stati acquistati e venduti annunci digitali per un valore totale di 189 miliardi di dollari. Il segreto di Pulcinella nell’industria pubblicitaria è che il settore si affida a una sorveglianza invasiva delle attività online delle persone, ricostruendo i loro interessi in base ai siti visitati, a ciò che pubblicano e altro ancora.
La sperimentazione tedesca
Stando a Vodafone, una delle aziende che sta conducendo la sperimentazione in Germania, TrustPid offre un’alternativa che consente agli inserzionisti di sfruttare le informazioni sui clienti e, allo stesso tempo, di mantenere privati i dati degli utenti. Non tutti, però, sono d’accordo. Gli esperti di privacy di internet hanno definito TrustPid un “supercookie” – una tecnologia in grado di collegare frammenti di dati all’indirizzo ip e al numero di telefono cellulare di un utente – e ritengono che si dovrebbe interrompere la sperimentazione e accantonare i relativi piani commerciali. Le preoccupazioni riguardano soprattutto il modo in cui gli operatori delle reti stanno prendendo il controllo di quello che dovrebbe essere un semplice passaggio di dati, a cui hanno accesso esclusivo, per trasformarlo in una piattaforma di pubblicià mirata. Deutsche Telekom non ha risposto alla richiesta di commento di Wired UK, mentre Vodafone sostiene che si tratti di un malinteso.
“Vorrei ribadire che il servizio TrustPid non è un supercookie”, spiega Simon Poulter, senior manager responsabile delle comunicazioni aziendali del Vodafone Group, che sta supervisionando la sperimentazione in Germania. L’azienda precisa che la tecnologia è invece “basata su token digitali che non includono alcuna informazione di identificazione personale“. Ogni token, prosegue Poulter, ha una durata limitata di novanta giorni per i singoli inserzionisti ed editori.
William Harmer, product lead di Vodafone, sostiene che il progetto non rappresenti un supercookie dal momento che non utilizza i dati per creare profili dei clienti, a differenza della tecnologia pubblicitaria utilizzata da Verizon Wireless, che nel 2016 è stata multata per 1,35 milioni di dollari dalla Federal Communications Commission (Fcc, l’agenzia statunitense che si occupa di telecomunicazioni) per aver inserito per due anni supercookie nelle ricerche sui browser mobili degli utenti senza consenso. Un’indagine condotta nel 2015 dall’organizzazione non profit per i diritti civili digitali Access Now ha rilevato che gli operatori di dieci diversi paesi hanno utilizzato supercookie a partire dal 2000. Le reazioni negative da parte dei mezzi di informazione sono il motivo per cui Vodafone si oppone con tanta veemenza alla definizione di supercookie.
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di Chris Stokel-Walker www.wired.it 2022-06-29 17:00:00 ,