L’amarcord
Mezzogiorno, 10 luglio 2022 – 11:07
Un tuffo nel passato di una regione che 40 anni fa, come il resto d’Italia, si accingeva a celebrare il trionfo della Nazionale ai mondiali di calcio
di Michele Cozzi
Correva l’anno 1982 e l’11 luglio, una domenica afosa, l’Italia si ferm. In uno dei rari slanci identitari della storia patria, il Paese batteva con un cuore solo per Sandro Pertini, il partigiano presidente e per undici ragazzi che cercavano di scalare l’olimpo del calcio, scontrandosi con gli avversari di sempre: i tedeschi. Che, nell’Europa dei muri, erano gli occidentali.
Oltre il calcio: la politica e l’Europa
No, quella finale non era solo una partita di calcio, ma rappresentava ben altro. L’Italia aveva attraversato un decennio di alta tensione: il fervore movimentista, un Paese bloccato per la conventio ad excludendum verso i comunisti, la lunga scia di morte del terrorismo mafioso, nero e rosso, stagione culminata con la tragica fine di Aldo Moro, nel 1978, ad opera delle Brigate rosse. Dalla strisciante guerra civile si usc con la stagione del disimpegno, all’insegna della febbre del sabato sera, con la riscoperta dell’Io, dell’individuo, del merito, che in un nulla cre la nuova ideologia, individualista e pi libertaria. Il secolo delle ideologie si apprestava a morire, mentre le forze politiche continuavano a trincerarsi nei soliti balletti: una crisi di governo all’anno, le correnti, i governi balneari, le liti tra le comari, come nel 1982 fu definito lo scontro tra il ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta, e quello delle Finanze, il barese Rino Formica, gli scandali politici. Nulla di nuovo, o quasi, rispetto a quanto accade quarant’anni dopo. La Comunit europea tardava ad assumere una vera identit (come oggi), la logica dei muri fissava gli equilibri mondiali, in Urss imperava ancora Leonid Breznev, e negli Stati Uniti Ronald Reagan, in Italia, Giovanni Spadolini, nominato dal presidente Pertini dopo lo scandalo legato alla loggia P2, guidava il primo governo non democristiano. Di quell’esecutivo facevano parte i ministri pugliesi Claudio Signorile, Rino Formica, Michele Di Giesi e il lucano Emilio Colombo.
In pista l’indimenticabile Mennea
L’Italia economicamente incominciava a creare le premesse dello storico sorpasso economico sull’Inghilterra, fino a diventare la sesta potenza mondiale. Ma mentre il mondo andava per le sue molteplici strade, quel giorno, l’11 luglio, gli italiani avevano in mente solo il dio-pallone. Brillavano ancora gli occhi per i tre gol di Paolo Rossi al magico Brasile di Falcao, la ferocia con cui Claudio Gentile era riuscito a fermare il mitico Diego Armando Maradona, la parata finale di Dino Zoff nel match con il Brasile. L’esito finale positivo sembrava gi scritto, anche quando Antonio Cabrini, dopo pochi minuti sbagli il rigore contro i tedeschi. Ma il dio del pallone, se esiste, era italico. E anche i pugliesi e i lucani lasciarono la loro impronta in quell’indimenticabile 1982: le magie del salentino Franco Causio, che al termine di una luminosa carriera, raggiungeva il suo trofeo pi ambito e l’eleganza del lucano Franco Selvaggi, centravanti di movimento. Il volto dello sport pugliese di quegli anni era quello di Pietro Mennea, la freccia del Sud, che nel 1980, alle Olimpiadi di Mosca aveva sbaragliato il campo, e fino al 1996 stato primatista mondiale dei 200 metri. L’uomo pi veloce del mondo emerso dal nulla in una regione che allora (ma cambiato poco, come emerge dalla storia di Benedetta Pilato, la tarantina campionessa mondiale di nuoto), era carente delle strutture sportive di base.
Le squadre pugliesi
Per le squadre di calcio pugliesi, il 1982 fu un anno orribile. Nella stagione 1982-83, dopo aver sfiorato la promozione l’anno prima (il Bari dei baresi), la squadra allenata prima da Catuzzi e poi da Radice, dopo avere sbagliato una caterva di rigori, retrocede in C1. Il Lecce staziona in serie B, il Foggia scende in C1 in cui c’era il Taranto, mentre il Brindisi era in C2. Antonio Matarrese, che era stato presidente del Bari, in quell’anno, nel 1982, diventa presidente della Lega Calcio. Se il calcio una rappresentazione non violenta della guerra, con tanto di inni e bandiere, quel giorno la generazione del Dopoguerra, che aveva vissuto i gloriosi trent’anni del welfare state, dei diritti civili e sociali, visse la sua giornata di gloria. Ma dur poco, perch, il giorno dopo il trionfo (che ebbe una ricaduta anche in termini di Pil), il Sud e la Puglia ritornarono a vivere nel solito tran-tran.
Intanto correva il debito pubblico
La periferia schiava del centro per il trasferimento dei fondi, il consenso acquisito tramite lo scambio tra voto e favori (oggi li chiamano bonus). Che sia cambiato poco emerge dal saggio di Alberto Brambilla Il consenso a tutti i costi – Quando la politica promette, il cittadino deve sempre chiedersi: chi paga? allora, mentre il Paese esultava per un gol di Rossi, che furono poste le basi dell’esplosione del debito pubblico, che continua a pesare sui boomer che hanno superato i sessant’anni e sui loro figli che, come scrive Luca Ricolfi, alimentano la societ signorile di massa.
I politici in campo (elettorale)
La Puglia nel 1982 aveva gi dimenticato il sacrificio di Aldo Moro, il politico pi rappresentativo della Puglia dal Dopoguerra ai tempi nostri. Il Moro politico e studioso, salvo il suo gruppo di fedelissimi, non era molto amato dai gruppi organizzati dei gestori delle tessere. Altri, pi scaltri, riuscivano dove Moro non arrivava per indole e formazione personale. Un percorso non dissimile a quello di Rino Formica che dieci anni dopo, nel 1992, fu sconfitto alle Politiche. Sempre in prima fila, al centro di tanti avvenimenti politici, dal Midas di Craxi alla vicenda-Moro, stata in quegli anni la vita di Claudio Signorile, socialista lombardiano. Nell’anno dei mondiali, era ministro per gli interventi straordinari e promosse con il titolo “Civilt della Ragione”, l’ultima conferenza nazionale del Mezzogiorno. La Regione Puglia, nel 1982 era presieduta dal democristiano Nicola Quarta, il cosiddetto “Quarta II”, alla guida del centrosinistra organico, composto da Dc, Psi, Psdi, Pri. Il sindaco di Bari era il socialista Franco De Lucia. Anni di gloria per i socialisti pugliesi, che crescevano velocemente con la stessa intensit con cui qualche anno dopo presero la via del declino.
La marcia di Avetrana
E la Puglia economica e sociale? Quell’anno a settembre, il presidente Spadolini all’inaugurazione della Fiera del Levante parla dell’emergenza economica del Paese e annuncia la presentazione della Finanziaria imperniata sul tasso programmato dell’inflazione. La Campionaria barese, allora, rappresentava l’avvio della ripresa politica dopo la pausa estiva e le giornate per il Mezzogiorno vedevano la presenza del gotha dell’industria pubblica e privata del Paese. Anche quella stagione finita. Ma dal punto di vista prettamente economico la Puglia si interrogava (allora come oggi) sul futuro del siderurgico di Taranto, allora chiamato Italsider. Un sogno e un incubo allo stesso tempo. Cos come, nel 1982, l’attenzione della Puglia e di tutto il Paese si concentr su Avetrana. L, nella cittadina tarantina, il 6 gennaio si svolge la prima grande manifestazione contro il nucleare. In quegli anni il piano energetico nazionale aveva previsto la costruzione della centrale a carbone a Brindisi e di una nucleare nell’agro tra Avetrana e Manduria. Furono giornate incandescenti, centinaia di migliaia di cittadini, da ogni parte d’Italia, scesero in Puglia per protestare contro il nucleare, premendo sulle forze politiche e la stessa Regione che avevano intrapreso un’altra strada. Il disastro di Chernobyl prima, nel 1986, e il referendum dell’anno dopo, misero la parola fine sul nucleare ad Avetrana e in Italia. Mentre Tardelli esultava, la Puglia si leccava le ferite e sognava un futuro diverso. Quarant’anni fa, come oggi.
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10 luglio 2022 | 11:07
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