L’irritazione del premier per lo strappo del Movimento, che lo ha portato luned ad andare a colloquio da Mattarella al Quirinale. Ma continua a cercare una soluzione
La crisi si vede ma non c’. l’effetto ottico degli sfrenati tatticismi grillini, che la scorsa settimana alla Camera hanno votato la fiducia sul decreto Aiuti. E che ieri non hanno votato, sempre alla Camera, lo stesso decreto Aiuti. Non ci fosse da varare la Finanziaria per evitare di mandare l’Italia in esercizio provvisorio, e non dovesse tener fede agli accordi con l’Europa completando per dicembre gli ultimi adempimenti sul Pnrr, il premier ne avrebbe gi tratto le conseguenze. Perch ne ha le tasche piene, come ha confidato a Tajani durante una conversazione in cui lo avvisava che sulla riforma della Concorrenza non avrebbe accettato modifiche alle norme sui tassisti.
Era chiaro che il colloquio sarebbe virato sulle vicende politiche. E quando il dirigente azzurro lo ha avvertito che Berlusconi non sarebbe rimasto a guardare l’opera di logoramento del M5S sul governo, Draghi l’ha interrotto: Non lo consentir. Non permetter che questa situazione si trascini a lungo. E se non si comporr, sar io a salire al Quirinale. L’incontro informale di ieri con il capo dello Stato potrebbe precederne un altro, di tenore diverso, se il Movimento decidesse gioved al Senato di non partecipare al voto di fiducia sul dl Aiuti. Nel corso della giornata i vertici del Pd — da Letta a Franceschini — hanno provato a dissuadere Conte. Ma a Palazzo Madama il gruppo grillino composto per larga parte dagli irriducibili, e il leader cinquestelle non ha la forza per imporre il contrordine.
Se questo fosse lo scenario, il premier potrebbe decidere di rassegnare il mandato a Mattarella, che lo rimanderebbe alle Camere per verificare se ha ancora la loro fiducia. La crisi si aprirebbe e si chiuderebbe nel volgere di qualche giorno, a meno che la situazione non sfugga di mano. Ma la crisi non c’ perch il M5S che non la vuole, nonostante la stia provocando. E di questa schizofrenia politica c’ la prova in una telefonata del grillino D’Inc al capogruppo di Forza Italia Barelli. Quando il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha letto che il Cavaliere chiedeva una verifica della maggioranza, si aggrappato al cellulare per spiegare che non il caso di drammatizzare, che sono solo schermaglie politiche, che anche la Lega non vot il decreto sul green pass. Ma i tuoi — gli ha risposto Barelli — minacciano la crisi su un provvedimento da 23 miliardi per famiglie e imprese.
singolare che nel giorno in cui Conte radicalizza lo scontro con palazzo Chigi, un suo uomo di governo si adoperi a fare il pompiere. In realt persino il leader di M5S cerca di derubricare la faccenda, sostenendo che l’affondo sul dl Aiuti era stato anticipato. la testimonianza di come il Movimento si ritrovi vittima delle sue stesse macchinazioni. Se il capogruppo azzurro ha poi formalizzato in Aula la richiesta di una verifica, nonostante le ritrosie del Carroccio, perch FI prova a cercare la via delle urne: per cogliere d’infilata il Pd, soffocare nella culla le operazioni al centro e impedire che si apra una trattativa sulla legge elettorale. Ma anche in Forza Italia il primo a fare professione di realismo Berlusconi, convinto che lo spazio per il voto non c’. Mattarella non ce lo concederebbe.
Insomma, la crisi si vede ma non c’. Perch c’ la Finanziaria, c’ il Pnrr e c’ la crisi internazionale. E tutti sono costretti al loro ruolo. I grillini, che potrebbero non votare gioved al Senato ma che poi rinnoverebbero la fiducia al premier. I forzisti, che chiedono la verifica ma dovranno accontentarsi del discorso di Draghi alle Camere. I leghisti, che attendono Pontida come un evento messianico, sapendo che a settembre sarebbe tardi per rompere. I democratici, che subiscono le convulsioni del Movimento e non sanno che tipo di campo costruire. E persino il premier che, per quanto ne abbia le tasche piene, consapevole di dover guidare il governo e onorare gli impegni presi dal Paese, malgrado una maggioranza senza pi controllo e con i partiti in ansia pre-elettorale. Certo, tutti si muovono sul filo e un passo falso comprometterebbe equilibri di governo che non possono cambiare. Altrimenti s che rischierebbe di saltare tutto.
11 luglio 2022 (modifica il 12 luglio 2022 | 10:47)
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Francesco Verderami , 2022-07-12 07:33:00 ,