La settimana scorsa, dopo un’attesa che è sembrata interminabile, Thor: Love and Thunder è arrivato nei cinema. Nel frattempo, i fan del Marvel cinematic universe (Mcu) hanno potuto godersi anche l’ultimo episodio di Ms. Marvel, che ha concluso la sua stagione da sei episodi su Disney+. Non è la prima volta che la Marvel offre al suo pubblico più contenuti in contemporanea. L’anno scorso, Spider-Man: No Way Home è stato distribuito nel bel mezzo di Hawkeye, mentre Black Widow ha aperto i battenti proprio mentre Loki stava concludendo la sua prima stagione. Se fino a pochi anni fa, i fan dovevano aspettare mesi tra una puntata e l’altra dell’Mcu, ora capita spesso di avere a disposizione più cose da guardare nello stesso momento; e la situazione è destinata a peggiorare.
O, piuttosto, a migliorare. Per essere chiari, questa non è una filippica contro la saturazione di contenuti (quella la potete leggere qui). È invece una riflessione sulla necessità di trovare un equilibrio nella dieta mediatica della Marvel. Per quanto ci si affanni a dire che il mercato dei supereroi è una bolla sul punto di scoppiare, il pubblico continua a richiedere a gran voce questi contenuti. Tre film per il grande schermo e tra le quattro e le cinque serie su Disney+ all’anno non sembrano attualmente in grado di soddisfare la domanda di contenuti a marchio Marvel. Nel giro di un decennio, la società è riuscita nell’impresa di ricreare l’esperienza del fumetto nei media tradizionali.
Questo non vuol dire che la Marvel sia stata la prima a realizzare dei film validi tratti dai fumetti, che esistono da quando Superman uscì nelle sale negli anni Settanta e Tim Burton si cimentò con Batman nel 1989. La dimora di produzione non ha nemmeno inventato la narrazione seriale su più piattaforme. Già all’inizio degli anni Novanta Star Trek aveva due serie che si aggiungevano ai film in uscita nei cinema. Il punto è invece che la Marvel distribuisce una mole tale di contenuti da spingere i fan a scegliere un personaggio, o una fazione, o una trama, e a seguire solo quelli.
L’esempio dei fumetti
Per capire quale potrebbe diventare la tendenza nel prossimo futuro, occorre tornare con la memoria alla situazione in cui versava la Marvel negli anni Ottanta e Novanta. Mentre la popolarità dell’azienda cresceva vertiginosamente grazie al lavoro di autori come Chris Claremont, Frank Miller, Walt Simonson, le fila della Marvel venivano costantemente ingrossate da nuove serie e nuovi eroi. In alcuni casi si trattava di spin-off incentrati su personaggi esistenti – il Punitore, per esempio, era un antagonista nei fumetti dell’Uomo Ragno da oltre un decennio prima di ottenere un successo editoriale come personaggio a sé stante – mentre in altri sono stati creati da zero nuovi supereroi nella speranza di trovare un’inaspettato cavallo vincente, salvo poi relegare rapidamente gli stessi personaggi a un limbo creativo.
Fu in questo periodo, però, che la produzione della Marvel iniziò a superare i limiti di lettura sostenibili da una persona. Quando i contenuti realizzati dell’azienda hanno iniziato a crescere oltre i 30, 40, 50 numeri al mese, solo i fan più accaniti – autoproclamatisi “Marvel Zombies” – riuscivano a stare al passo. Il lettore medio, invece, iniziò a scegliere cosa seguire; i “fan della Marvel” si trasformavano in “fan degli X-Men” o “fan dell’Uomo Ragno”.
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di Graeme McMillan www.wired.it 2022-07-16 17:00:00 ,