La scorsa settimana su Disney+ si è conclusa senza grande clamore (o perlomeno con meno clamore rispetto alle promesse) la migliore serie Marvel dell’anno. Ms. Marvel – come da tradizione del Marvel cinematic universe (Mcu) – ha ovviamente una scena a metà dei titoli di coda, che allude a un futuro collegamento con il resto del franchise. Alla fine della stagione, la supereroina protagonista della serie salva la sua comunità e condivide un momento di tenerezza con la sua famiglia. Il classico lieto fine, insomma.
Sotto molti punti di vista, Ms. Marvel è l’origin story fumettistica per eccellenza: una ragazza che vive a New York o nei dintorni della città (nel caso specifico a Jersey City) acquisisce dei poteri incredibili e deve seguire la sua vocazione, cercando nel mentre di sopravvivere all’adolescenza. La storia di di Kamala Khan, però, è molto più originale. La protagonista della serie è anche una ragazza musulmana originaria dell’Asia meridionale, e in quanto tale vive in un mondo in cui le autorità sorvegliano la sua moschea. In un certo senso, poi, la sua storia di supereroina inizia nel 1947, l’anno in cui l’India ottenne l’indipendenza dal dominio britannico e l’evento storico noto come Partizione divise la regione in due territori, il Pakistan – a maggioranza musulmana – e India – con una prevalenza indù – dando il via a una delle più grandi migrazioni di sempre.
L’elemento storico
Marvel ha sempre inserito eventi reali nelle sue storie di superuomini. Ma mentre Steve Rogers è stato trasformato in Capitan America per combattere nella Seconda guerra mondiale ed Eternals conteneva dei riferimenti (a dir la verità un po’ maldestri) alle atrocità compiute dall’umanità, nel caso di Kamala Khan la narrazione porta il legame con il passato a un livello più basilare. La nonna della protagonista vive a Karachi, in Pakistan, e, come mostrato negli episodi 4 e 5 della serie, era una bambina quando la sua famiglia fuggì nel paese (come sottolinea la madre di Kamala, Muneeba, “ogni famiglia ha una storia sulla Partizione, e nessuna di queste è bella“). I superpoteri di Kamala, in un certo senso, si rivelano legati a doppio filo alla storia della sua famiglia durante la Partizione. Questa prospettiva storica conferisce a Ms. Marvel un elemento che nelle serie Marvel su Disney+ mancava da tempo, sempre che ci sia mai stato: un senso di realismo.
La rappresentazione della Partizione nella serie, inoltre, porta sullo schermo una storia che Hollywood ha raccontato molto di rado, spiega Sharmeen Obaid-Chinoy, la documentarista e premio Oscar che ha diretto il quarto e quinto episodio 4 e 5 della stagione, in cui Kamala viaggia a Karachi, e successivamente indietro nel tempo, per scoprire la storia della sua famiglia. Obaid-Chinoy, che si definsce una “fanatica della storia“, riferisce di aver ricevuto messaggi da persone dell’Asia meridionale che le hanno raccontato di come nelle loro famiglie la serie abbia dato il là per la prima volta a conversazioni sui fatti risalenti all’epoca. “Le persone hanno perso nonni, bisnonni; c’è chi ha discorsi lasciati a metà con il proprio migliore amico – spiega Obaid-Chinoy –. Rappresentare la Partizione è stata una grande responsabilità, dal momento che tantissime vite erano collegate [all’evento, ndr]. Quando si pensa di portare un supereroe in quel mondo, a cui sono associati dolore e traumi, bisogna farlo in un modo degno“.
L’aspetto umano
Via via che diventa più grande, galattico e incentrato sul multiverso, l’Mcu si sta allontanando dall’umanità sia in senso letterale che figurato. Nel corso di Ms. Marvel, scopriamo che Kamala è in parte djinn e si lascia intendere che sia anche una mutante. Soprattutto per merito di Iman Vellani, l’attrice diciannovenne che interpreta Kamala, la protagonista della serie è un personaggio tridimensionale, a differenza della trasposizione di molti supereroi sullo schermo. Il punto di forza è che la sua origin story è che è intrecciata all’interno della serie, non inserita artificiosamente per dare un tocco di solennità.
Quando uscì per la prima volta nel 2014, il fumetto di Ms. Marvel – creato da G. Willow Wilson e Adrian Alphona – fu accolto come un prodotto inedito, la prima serie mensile Marvel che aveva come protagonista una donna musulmana. Il sito Comics Alliance scrisse che si trattava forse del “fumetto più importante” pubblicato quell’anno. La pubblicazione ha poi vinto un premio Hugo diventando un bestseller, non perché fosse il primo del suo genere, ma perché raccontava bene una bella storia. Allo stesso modo, la Kamala di Vellani è la prima ragazza musulmana protagonista di una serie Marvel su Disney+. Al momento Ms. Marvel à la serie dell’Mcu più acclamata dalla critica, anche grazie a una storia avvincente e realizzata con maestria. Ancora una volta, Kamala Khan ha fatto la storia.
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di Angela Watercutter www.wired.it 2022-07-20 17:00:00 ,