“I missili russi sono lo sputo del presidente russo Vladimir Putin in faccia al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e al presidente turco Tayyip Erdogan”, ha dichiarato, in un post riportato da Reuters, Oleh Nikolenko, portavoce del Ministero degli Esteri ucraino. Missili che lanciati a due navi da guerra della flotta del Mar Nero, posizionata al largo della Crimea (occupata dalla Russia nel 2014); sembra la conferma delle nuove mire espansionistiche annunciate dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov.
Il 20 luglio Lavrov aveva spiegato all’agenzia stampa Ria Novosti che gli obiettivi militari della Russia vanno oltre le cosiddette repubbliche di Donetsk e Luhans’k, includendo aree in cui le forze di occupazione hanno già guadagnato terreno, come le regioni di Kherson e Zaporizhzhia, ma anche “un’altra serie di territori” non meglio specificati. Per intenderci, Kherson si trova a meno di 200 chilometri da Odessa; alcuni mesi fa la Russia sembrava intenzionata a occupare tutta la zona costiera ucraina, per arrivare non lontano dai confini con la Transnistria, regione “indipendente” dalla Moldavia, sotto l’influenza del Cremlino.
Quello annunciato dal ministro russo è stato un cambio di rotta significativo rispetto alle dichiarazioni di fine marzo, arrivate dopo l’arretramento dell’esercito di Mosca in seguito alla resistenza ucraina che aveva respinto le forze di occupazione dalla regione di Kyiv, fino ai confini orientali della regione del Donbas. In quell’occasione, dopo il fallimento dei colloqui di pace a Istanbul, Lavrov aveva affermato che l’unico obiettivo russo in Ucraina avrebbe riguardato proprio la regione orientale, dove si trovano gli indipendentisti di Luhans’k e Donetsk. Una decisione ufficialmente smentita e annullata, nel giro di pochi mesi.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2022-07-23 15:51:45 ,