La risoluzione dell’Iau
O si accettava un Sistema Solare in cui i pianeti erano almeno 12, ma con ogni probabilità destinati ad aumentare ulteriormente, oppure bisognava costruire finalmente una definizione di pianeta. Nel 2006, poco dopo il lancio della sonda New Horizons che puntava proprio a Plutone, l’Unione Astronomica Internazionale istituì una commissione per decidere quali fossero le caratteristiche che un oggetto celeste dovesse avere per essere definito pianeta. La commissione arrivò allora alla storica risoluzione B5, che definiva che un pianeta, per essere definito tale, doveva rispettare tre caratteristiche: orbitare attorno al sole, avere una massa sufficiente per essere più o meno sferico, e aver ripulito le vicinanze della sua orbita. Un oggetto che non rispetta quest’ultima caratteristica, viene definito pianeta nano. Un oggetto che non è neanche sferoidale, viene definito corpo minore, sia esso asteroide o cometa. Plutone, Eris, Makemake, Haumea, e anche l’asteroide Cerere, diventavano allora pianeti nani, e a Plutone, con la risoluzione B6, si riconobbe il ruolo storico di capostipite di questa classe di oggetti. Spesso quindi si parla di declassamento di Plutone, ma questo è un errore storico, perché prima del 2006 una definizione di pianeta non esisteva affatto. Sarebbe più corretto dire che dal giorno della pubblicazione della risoluzione B5, Plutone e tutti gli oggetti del Sistema Solare hanno finalmente ottenuto una definizione. Nel frattempo peraltro abbiamo scoperto molti altri pianeti nani. Oltre a quelli citati, ci sono Orcus, Quaoar, Gonggong, Salacia, 2002 Ms4 e Sedna, che sono in lista di attesa per essere ufficialmente riconosciuti come pianeti nani. E poi ce ne sono un’altra cinquantina che potrebbero essere aggiunti alla lista nei prossimi anni se ulteriori studi ci confermeranno le loro caratteristiche.
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di Luca Nardi www.wired.it 2022-08-06 05:00:00 ,