Tra i banchetti per la
raccolta firme della
lista Unione popolare, a Roma, c’era chi ha sempre sostenuto partiti e formazioni della
sinistra radicale, da
Rifondazione comunista a
Potere al popolo. O anche chi votava per il
Partito democratico o aveva creduto nel
Movimento 5 Stelle. Ma questa volta ha scelto di cambiare: “Basta con la logica del
voto utile, nel 2018 e non solo ho scelto i dem, ma questa volta è troppo. Non si può sempre scegliere il meno peggio”, rivendica un’elettrice, tra coloro che si sono presentati a piazza Vittorio per raccogliere le firme che saranno necessarie alla lista guidata
da
Luigi De Magistris (
tra le poche formazioni che dovrà raccogliere le sottoscrizioni) per poter partecipare al voto delle
elezioni Politiche del prossimo 25 settembre.
Un lista, quella
promossa da Rifondazione comunista e da Potere al popolo, che vedrà nel simbolo il nome dello stesso ex sindaco di Napoli, assieme all’arcobaleno pacifista. Nel pieno dell’estate, servirà uno sforzo tutt’altro che irrilevante: circa 600 i banchetti organizzati in tutta Italia. Tra le priorità del
programma di
Up, invece, si legge: “Bollette bloccate, no alla guerra, un piano di assunzioni per scuola e sanità, una reale transizione verde”, ma non solo. E non mancano alcuni punti programmatici in comune con il M5s di
Giuseppe Conte, dal potenziamento del
reddito di cittadinanza al
salario minimo (a 10 euro l’ora, ndr). Lo stesso Conte al quale
De Magistris aveva lanciato (senza successo) un appello per unire le forze in vista delle elezioni, dopo la deflagrazione del campo largo tra pentastellati e Pd. “Conte ha fatto le sue scelte, ora siamo su due percorsi alternativi”, spiega
Beatrice Gamberini, esponente di Potere al Popolo e già candidata alle suppletive di Roma (collegio Roma 1) lo scorso gennaio, quando raccolse il 3,24%. “Serve un’
alternativa all’agenda Draghi, a questo clima belligerante che ci sta trascinando verso un terzo conflitto mondiale, alla finta transizione ecologica”, continua Gamberini.
Ai banchetti non c’è la coda, ma un flusso continuo di persone, un centinaio circa in due ore. Numeri che si sono ripetuti anche in altre piazze della Capitale, rivendicano da PaP. Dai militanti e simpatizzanti, invece, non mancano le accuse nei confronti del Pd: “I dem dicono di essere di sinistra, ma loro e il centrodestra di Meloni e Salvini sono due facce della stessa medaglia. Unione popolare sarà l’unica alternativa“.
C’è chi si dice deluso pure dalla scelta di Nicola Fratoianni e Sinistra italiana: “Hanno scelto di allearsi con il Pd, un partito che in realtà è di destra liberale”, si attacca. In piazza a firmare diversi giovani, alcuni pronti a votare per la prima volta. Ma anche vecchi militanti del Pci e chi si era rifugiato nell‘astensionismo: “Voterò soltanto se sarà possibile sostenere nelle urne questa lista”; c’è chi spiega. Prima ci sarà però da superare lo scoglio delle firme, poi la sfida sarà quella della soglia di sbarramento del 3% per poter accedere alla ripartizione dei seggi in Parlamento.