Martedì il Senato ha approvato il cosiddetto decreto legge “Aiuti bis”, che prevede una serie di misure per contrastare gli aumenti del prezzo dell’energia, ma anche una modifica al funzionamento del Superbonus e una deroga al tetto degli stipendi dei manager pubblici (su cui si sta discutendo molto).
Il decreto, approvato dal governo a inizio agosto, per essere convertito in legge deve ora essere approvato anche dalla Camera: c’è tempo fino all’8 ottobre, ma l’approvazione definitiva dovrebbe arrivare già venerdì 17 settembre. I tempi sono particolarmente stretti anche perché il governo è intenzionato ad approvare un altro pacchetto di aiuti prima della fine della legislatura, il cosiddetto “Decreto Aiuti Ter”.
L’approvazione del Senato non è stata semplice, dato che ormai non c’è più una maggioranza a sostegno del governo e ogni modifica al testo iniziale è dovuta passare da numerose trattative tra i partiti, legate soprattutto alla questione dell’allentamento dei controlli sul Superbonus.
In tutto sono stati stanziati 17 miliardi di euro, in gran parte destinati a sostenere famiglie e imprese nel pagare le bollette dell’energia. Come già prevedeva il testo approvato dal governo, il decreto rafforza il bonus sociale per l’energia elettrica e per il gas anche per il quarto trimestre del 2022, sospende le «modifiche unilaterali dei contratti di fornitura» e azzera gli oneri generali di sistema (cioè costi di interesse generale, come per esempio il sostegno alle fonti rinnovabili) nelle bollette dell’energia elettrica anche nel quarto trimestre. Viene anche ridotta l’IVA sul gas metano, sia per gli usi civili che industriali, e prorogata la riduzione di 30 centesimi al litro delle accise sui carburanti fino al 17 ottobre.
Il decreto “Aiuti bis” prevede anche l’aumento dei fondi a disposizione del bonus psicologo, introdotto nel cosiddetto decreto Milleproroghe di febbraio, e quelli per il bonus trasporti, un contributo fino a 60 euro per acquistare un abbonamento ai mezzi pubblici.
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La modifica principale effettuata nel corso della discussione in Senato riguarda il cosiddetto Superbonus, l’agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione che migliorano l’efficienza energetica di case e condomini. Il Superbonus permette a chi ristruttura un immobile di cedere le detrazioni fiscali (ovvero il credito di imposta) a banche o professionisti, e in cambio può avere subito i soldi necessari per avviare i cantieri.
Un emendamento introdotto dal governo, e su cui i partiti avevano discusso a lungo, prevede che la responsabilità per chi cede o crediti in maniera irregolare si configurerà solo nei casi di «dolo e colpa grave»: di fatto si tratta di un allentamento dei controlli previsti negli scorsi mesi. In questo modo il governo auspica che si velocizzino i processi di cessione dei crediti, e si eviti il rischio che che banche o professionisti decidano di non acquistare crediti per il timore di di essere ritenuti responsabili di frodi per non aver fatto controlli. In sostanza il decreto esclude la responsabilità di chi sia stato coinvolto in violazioni in modo inconsapevole.
Tra le altre modifiche aggiunte in fase di discussione in Parlamento, c’è la proroga fino al 31 dicembre del diritto allo smart working per i lavoratori fragili (quelli con patologie che li espongono maggiormente al contagio dal coronavirus) e per le famiglie con figli con meno di 14 anni.
Un altro emendamento introduce inoltre una deroga al tetto degli stipendi dei manager pubblici (che è di 240mila euro, ovvero pari alla retribuzione del primo presidente della Corte di Cassazione): la deroga vale per il capo della polizia, il comandante generale dei Carabinieri, il comandante della Guardia di Finanza, i capi dipartimento dei ministeri e il segretario generale della presidenza del consiglio.
L’emendamento, a firma di Forza Italia, era stato riformulato dal ministero dell’Economia prima di essere sottoposto al voto in aula. Diversi partiti, tra cui soprattutto PD, M5S e Italia Viva, lo hanno criticato dicendo che sarebbe stato introdotto all’ultimo momento senza consultarli. Persino il senatore che ha firmato l’emendamento, Marco Perosino, ne ha rinnegato il contenuto: «Il testo è stato istruito e riformulato dal governo», ha detto.
Non è chiaro come siano andate davvero le cose, ma nella serata di martedì diversi giornali e agenzie di stampa hanno scritto che il presidente del Consiglio Mario Draghi sarebbe stato piuttosto infastidito dalle critiche dei partiti e avrebbe sostenuto che l’emendamento non sarebbe stato voluto dal governo ma dal Parlamento: probabilmente sarà modificato in un prossimo decreto.
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, 2022-09-14 09:52:05 ,
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