La fertilità è un puzzle complesso.. Esistono infatti un numero elevatissimo di fattori che influenzano la fertilità (e di conseguenza l’infertilità) e uno degli snodi più importanti dell’intero processo è rappresentato dall’incontro tra la cellula uovo, il gamete femminile, e lo spermatozoo, il gamete maschile. E oggi, grazie alla scoperta che arriva da un team di ricercatori internazionali, sappiamo qualcosa in più del modo in cui avviene. È infatti appena stata identificata una proteina che aiuta i due gameti a fondersi.
Il nome “divino”
La proteina in questione si chiama non a caso Maia (come l”antica dea della fecondità) ed è stata trovata attraverso un curioso esperimento, in cui gli spermatozoi sono stati messi a contatto con dei finti ovociti. Questi finti ovociti altro non erano che delle mini sfere, delle dimensioni paragonali alel loro controparti naturali (vale a dire intorno ai 100 micrometri di diametro), ricoperti ciascuno di tanti e diversi peptidi, pezzetti di proteine, provenienti da una libreria peptidica appunto. Lo scopo dell’esperimento era quello di mettere a contatto le sferette con gli spermatozoi e di osservare quali sfere si legassero e perché, ovvero che tipo di peptide avessero sulla loro superficie per legare gli spermatozoi.
Scovare le sfere legate è stato abbastanza semplice – erano quelle che si muovevano, per dire, grazie alla motilità conferita dagli spermatozoi scrivono gli autori su Science Advances – e dopo averle identificate i peptidi associati sono stati sequenziati. È stato in questo modo che i ricercatori hanno scovato Maia, una proteina che forma un complesso stabile con IZUMO1/JUNO (rispettivamente proteine sullo spermatozoo e sull’ovocita), di fatto contribuendo alla fusione dei gameti, spiegano i ricercatori. A confermarlo anche esperimenti in cui i ricercatori hanno trasferito il gene di Maia in alcune cellule umane, osservando la capacità di legare gli spermatozoi.
I risvolti della scoperta
Senza la fusione e quindi la fecondazione – che porta alla formazione dello zigote e dell’embrione poi – non si può dare avvio alla riproduzione (sebbene, superfluo forse dirlo, tante altre cose devono funzionare fino alla nascita). La scoperta di questa proteina aggiunge dunque un pezzo importante al puzzle della fertilità, che potrebbe aiutare a comprendere anche alcune ragioni dell’infertilità, come ha spiegato Harry Moore della University of Sheffield, a capo dello studio. Specialmente alla luce delle difficoltà della ricerca nel campo: “L’infertilità è inspiegabile in oltre la metà di coloro che hanno difficoltà a concepire naturalmente. Quello che sappiamo sulla fertilità umana è stato alquanto limitato da questioni etiche e dalla mancanza di ovuli per la ricerca. L’ingegnosa tecnica di fecondazione artificiale che ci ha permesso di identificare la proteina Maia non solo consentirà agli scienziati di comprendere meglio i meccanismi della fertilità umana, ma aprirà anche la strada a nuovi modo di trattare l’infertilità e rivoluzionerà lo sviluppo di nuovi contraccettivi in futuro”.
Da cosa è influenzata la fertilità
I prossimi filoni di ricerca da seguire mireranno a comprendere se diversi tipi di sperma legano in modo diverso la proteina, confermando o meno la teoria dell’incompatibilità tra gameti, spiega una nota della Sheffield University. Solo un paio di anni fa, infatti, uno studio invitava a considerare che effettivamente ovuli e spermatozoi potessero essere diversamente compatibili, o meglio, più o meno attratti gli uni dagli altri. L’incontro tra i gameti però non è che uno degli aspetti che regolano la fertilità, per quanto importante. Sappiamo infatti che la fertilità – pericolosamente in picchiata negli ultimi anni secondo alcuni – è influenzata da un numero elevato di fattori. L’età per esempio mina la qualità e la quantità degli ovociti, così come quella degli spermatozoi, ma anche fumo, obesità, alcol, patologie come endometriosi, sindrome dell’ovaio policistico, varicocele, stress e disfunzioni tiroidei, esposizione a pesticidi possono contribuire all’infertilità.
In Italia si stima che l’infertilità – assenza di concepimento dopo 12 mesi o più di rapporti non protetti – colpisca circa il 15% delle coppie, un valore in linea con quello globale.
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di Anna Lisa Bonfranceschi www.wired.it 2022-09-24 04:50:00 ,