Il parlamento emerso dalle elezioni politiche del 25 settembre sarà molto diverso da quello uscente. Le tre forze politiche attualmente più numerose – Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Lega – sono uscite ridimensionate dal voto, soprattutto M5S e Lega, e anche per effetto della riduzione del numero dei parlamentari avranno gruppi di deputati e senatori meno consistenti. Fratelli d’Italia, netto vincitore delle elezioni, passerà da appena 50 parlamentari a circa 185, quasi quattro volte tanto.
Per la prima volta dal 2008, inoltre, la coalizione che ha ottenuto più voti alle elezioni ha anche raccolto una solida maggioranza parlamentare, anche se lontana dai due terzi dei seggi che le avrebbero permesso di cambiare la Costituzione senza passare dai referendum. Alla Camera la coalizione di destra controllerà almeno all’inizio 237 seggi su 400, al Senato 112 su 200, esclusi i sei senatori a vita (le stime sono state realizzate da YouTrend per il Corriere della Sera). Con questi numeri la formazione del governo, prevista per fine ottobre, sarà verosimilmente molto rapida.
Alla Camera in particolare, come spesso accaduto nella politica italiana, la maggioranza sarà facile da individuare. Fratelli d’Italia eleggerà 118 deputati, più di uno su quattro. La Lega ne avrà 65, esattamente come il Partito Democratico, nonostante abbia ottenuto meno della metà dei suoi voti: nei collegi uninominali, in cui vince il candidato o la candidata che ottiene anche un solo voto in più degli avversari, la coalizione di destra si è presentata unita e ha stravinto in gran parte dei 200 collegi disponibili fra Camera e Senato. Grazie agli accordi di coalizione, quindi, la Lega si è assicurata decine di eletti in più rispetto a quelli che avrebbe ottenuto con una legge solo proporzionale.
Per la stessa ragione Forza Italia avrà 45 deputati, solo 6 in meno del M5S nonostante abbia raccolto poco più della metà del suoi voti. Completano la maggioranza 7 deputati di Noi Moderati, l’alleanza di centrodestra che si è presentata con la destra, tutti eletti nei collegi uninominali dato che non ha superato la soglia di sbarramento, nemmeno lontanamente. Anche +Europa, rimasta sotto la soglia, avrà due deputati, Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi, entrambi eletti all’uninominale. Bruno Tabacci sarà l’unico deputato di Impegno Civico, il partito di Luigi Di Maio andato piuttosto disastrosamente. I centristi di Azione e Italia Viva hanno invece eletto 21 deputati.
Al Senato la coalizione di destra avrà una maggioranza più risicata, anche per via del fatto che nella nuova legislatura sarà ridotto ad appena 200 senatori, più quelli a vita. Uno su tre – 66 – sarà eletto da Fratelli d’Italia, la Lega ne avrà 29, Forza Italia 18, Noi Moderati 2. All’opposizione ci saranno invece il PD (37), il M5S (28), l’alleanza fra Azione e Italia Viva (9 senatori, uno in meno di quelli necessari per formare un gruppo autonomo secondo le norme attuali), e quella fra Sinistra Italiana e i Verdi (4).
La maggioranza che sosterrà il nuovo governo sarà composta prevalentemente da partiti di destra, Fratelli d’Italia e Lega, i quali però non saranno autosufficienti come qualcuno ipotizzava in campagna elettorale. Senza i 45 deputati e 18 senatori di Forza Italia la coalizione non avrebbe i numeri per governare.
Anche una ipotetica e al momento fantascientifica maggioranza alternativa composta dai partiti che siederanno all’opposizione – quelli del centrosinistra, M5S, Azione e Italia Viva – non potrà non passare da Forza Italia. Al momento l’opposizione può contare su 152 deputati e 79 senatori. In uno scenario oggi molto remoto, ma non è escluso diventi plausibile fra qualche anno, per raggiungere quota 201 deputati e 101 senatori e formare una maggioranza alternativa questi partiti avranno bisogno dei 45 deputati e dei 18 senatori di Forza Italia (oltre al sostegno di qualche parlamentare eletto all’estero o delle autonomie).
Sembra molto più vicino, invece, uno scenario in cui la destra proverà a riformare la Costituzione cercando alleati in parlamento per raggiungere i due terzi dei seggi necessari per non passare dai referendum.
Il centrosinistra si è già detto indisponibile a discutere di una riforma per dare maggiori poteri al presidente della Repubblica, una delle principali proposte avanzate da Giorgia Meloni in questa campagna elettorale. La destra dovrebbe rivolgersi quindi ad Azione e Italia Viva, ma neanche il loro appoggio sarebbe sufficiente. Servono infatti 267 deputati e 138 senatori: con l’appoggio dei centristi si arriverebbe a 258 deputati e 121 senatori. L’interlocutore principale potrebbe rivelarsi il Movimento 5 Stelle, al cui elettorato il presidenzialismo non dispiace, come rilevato da alcuni sondaggi.
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, 2022-09-27 08:13:34 ,
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