Secondo il codice etico M5S gli eletti devono restituire l’assegno di fine mandato. Il precedente di Di Battista
Quattro milioni di euro: un piccolo tesoretto per ridare ossigeno alle casse del Movimento. Una cifra — circa novantamila euro a testa per dieci anni di Parlamento — che dovrebbe essere versata tra novembre e dicembre sui conti degli ex parlamentari e che gli stellati aspettano con ansia anche — spiegano — «per rilanciare l’azione politica sui territori». Parliamo dell’assegno di fine mandato dei parlamentari e la cifra in questione riguarda solo ed esclusivamente i 46 deputati e senatori che hanno concluso il loro secondo mandato e non sono quindi più candidabili. Un dato che non tiene conto quindi dei numerosi primi mandati non rieletti e che potrebbe facilmente raddoppiare. Si tratta — dicono gli stellati — «di tenere fede a un impegno». L’allusione è al codice etico M5S, una delle stelle polari dell’associazione, che campeggia sul sito del Movimento. «Ciascun parlamentare italiano, europeo e consigliere regionale eletto all’esito di una competizione elettorale (…) si obbliga a rinunciare ad ogni trattamento pensionistico privilegiato e all’assegno di fine mandato, a doppie indennità e a doppi rimborsi», si legge nel testo.
Un imperativo che ora è alla prova dei fatti, un passaggio che era già avvenuto nel 2018 quando (pochi) parlamentari rinunciarono a un secondo mandato o tentarono altre strade professionali. C’è chi spese i soldi dell’assegno di fine mandato per la campagna elettorale, c’è chi destinò i fondi ad alcune onlus. Tra chi scelse destinazioni non istituzionali Alessandro Di Battista, che nel 2021 ricordava: «Esattamente 3 anni restituivo l’assegno di fine mandato (43.000 euro) appena arrivato sul mio conto corrente dalla Camera dei deputati. 21.500 euro li destinai alla Caritas di Rieti per dare una mano ai cittadini colpiti dai terremoti del 2016 e del 2017, gli altri 21.500 all’associazione Amka onlus». Ora i numeri e importi sono decisamente maggiori e sotto i riflettori sono finiti altri big usciti dai palazzi: da Paola Taverna a Riccardo Fraccaro, da Vito Crimi a Roberto Fico, da Fabiana Dadone a Danilo Toninelli. Proprio questi ultimi fanno anche parte del collegio dei probiviri, che dovrebbe sanzionare eventuali irregolarità nel comportamento degli ormai ex parlamentari. Ma tra gli stellati spuntano i primi sospetti: «C’è chi ha preso la doppia indennità ed è ancora nel Movimento, come faranno a vigilare?». Non solo: «E se mettessero sotto contratto chi non ha restituito l’assegno di fine mandato, sarebbe una doppia beffa per chi crede davvero nel progetto, per gli attivisti che spesso dedicano impegno e risorse di tasca propria». Ecco quindi l’appello: «Speriamo che il presidente Conte presti attenzione perché c’è in gioco la credibilità di tutti».
7 ottobre 2022 (modifica il 7 ottobre 2022 | 13:59)
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, 2022-10-07 11:59:55 ,