Nel mondo ci sono 4 miliardi di persone che vivono con meno di 4 dollari al giorno. Se continuiamo a voler crescere a tutti i costi e non capire che la priorità è creare un’economia sostenibile a livello globale, il rischio è di arrivare al collasso della società. Sta già accadendo in alcune parti del mondo come in Sri Lanka e in Ecuador”. Espen Stoknes, classe 1967, dirige a Oslo il Master of Management ed è membro del Club di Roma, tra i massimi esperti di economia sostenibile, è anche uno psicologo. Al Festival della Diplomazia l’economista norvegese ha spiegato quale sarà l’economia del domani. Non a caso, il titolo del suo libro è L’economia di domani. Una guida per creare una crescita sana e green (Franco Angeli editore), ed è non solo una di riflessione socio-economica, ma fornisce anche un modello di “crescita sana”. A livello personale, aziendale, urbano e globale.
Nel suo libro parla di ”crescita verde”, che non può essere divisa da una ”crescita sana”. Ci può spiegare cosa intende?
“Una crescita sana significa una crescita rigenerativa che non genera sprechi. Non più basata sul lavoro, ma sulla disponibilità delle risorse. Se riusciamo a produrre di più con meno materie prime e energia, evitiamo di distruggere il pianeta entro il 2050. C’è poi un problema di disuguaglianza sociale che non può più aspettare. Se continuiamo a sfruttare le risorse che abbiamo, arricchendo solo un numero limitato di persone, il sistema mondiale imploderà. Questo anche se parliamo di aziende che generano impatti ambientali positivi. Un esempio concreto è Elon Musk, un imprenditore considerato green e diventato estremamente ricco. Tutto questo mentre intorno le tensioni sociali aumentano. Una crescita salutare più verde deve essere necessariamente anche più giusta”.
Quali sono allora le priorità?
“La prima è garantire che i Paesi a basso reddito ricevano un sostegno finanziario per raggiungere tassi di crescita più elevati e investire sulle rinnovabili, in modo che non si creino delle situazioni come è stato per l’India e in Cina. Poi, bisogna pensare a una produttività sociale della crescita e migliorare l’uguaglianza di genere. Infine, bisogna investire nell’agricoltura sostenibile e rigenerativa”.
Qual è il rischio se non facciamo nulla?
“Ci saranno così tanti conflitti che i governi non saranno in grado di affrontare la crisi. Dobbiamo ridurre la disuguaglianza sociale che abbiamo accumulato negli ultimi 40 anni, se vogliamo creare società più stabili. Noi lo abbiamo chiamato ‘indice della tensione sociale’ per calcolare quando la diseguaglianza economica alimenta il rischio delle tensioni sociali. C’è poi il problema di evitare il collasso ambientale. Il cambiamento climatico, che ha conseguenze sull’oceano e il mare, è un fenomeno di cui stanno soffrendo maggiormente i Paesi più poveri. Gli scienziati del clima ci dicono che dal 2050 sarà troppo tardi per cambiare e questo significa che il destino di milioni di persone sarà irreversibile”.
Tornando a parlare di aziende. Quale modello devono applicare per posizionarsi sul mercato come imprese davvero green e innovative?
“Nel mio libro descrivo un percorso di sei passaggi per evitare che si mettano in campo attività o prodotti che servono a creare solo un marketing ecologico di facciata. Perché noi possiamo descrivere un’azienda ‘verde’, ma se non riduce i tre criteri collegati all’impronta ambientale (le emissioni di gas serra, il consumo delle risorse e l’impronta ecologica), rimane solo un’operazione di greenwashing”
Cosa può fare un cittadino per condizionare l’azione di un governo verso un’economia più pulita e sostenibile sia dal punto di vista ambientale sia etico?
“Abbiamo bisogno di un cambiamento rapido sia per quello che fanno le aziende, sia gli individui, sia di chi governa la cosa pubblica. Il sistema, per funzionare, deve essere triangolare. Un esempio. Se ci sono prodotti sostenibili e innvovativi, ma i consumatori non li acquistano, il governo deve trovare il modo di incentivare a comprare prodotti meno inquinanti. Certo, non possiamo negare le difficoltà: portare avanti politiche legate alla sostenibilità non sempre si rivela politicamente vantaggioso e spesso i politici non progettano sul lungo periodo, ricoprendo incarichi a breve termine. Rimane comunque il ruolo che un singolo cittadino può esercitare, sia come consumatore sia come lavoratore, chiedendo che nel nostro posto di lavoro vengano inseriti i temi ambientali al centro delle trattative sindacali”.
Un’indicazione per tutti: cittadini, imprenditori e politici?
“Abbandoniamo il modello di crescita lineare, basata per la crescita solo su risorse e lavoro. Ripensiamo, ad esempio, a come riconfigurare i numeri per calcolare il vecchio Pil in modo completamente nuovo, ponendo tra i parametri della crescita anche un uso produttivo delle risorse e l’inclusività. Non abbiamo molte alternative. Voglio ribadire che se non si farà nulla, si arriverà al collasso della società. Non a lungo termine, ma a medio termine: la frammentazione della società e la mancanza di cooperazione sono già in atto”.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-10-26 05:00:38 ,
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-10-26 05:00:38 ,
Il post dal titolo: Espen Stoknes: “Se non cambiamo modello di crescita si arriverà al collasso della società” scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-10-26 05:00:38 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue