Tuttavia, Semple vuole capire se sia possibile evitare del tutto il ricorso ai colori di Pantone. Il 28 ottobre ha rilasciato Freetone, una collezione di 1.280 colori che imitano quelli di Pantone e possono essere installati nel software Adobe come plugin. Semple, nel suo negozio online, si guarda bene dal dire che si tratta di sostituzioni esatte dei colori Pantone, ma solo che si tratta di alternative “estremamente pantoniane“, auspicabilmente “indistinguibili” da quelle reali. Nei quattro giorni successivi al rilascio, Freetone è stato scaricato più di 22.000 volte, a riprova, dice Semple, di quanto gli utenti si sentano defraudati dai blocchi imposti da Adobe.
Colpe da spartire
Tuttavia, non è chiaro di chi sia la responsabilità della situazione attuale: “Il problema è che non è stata fatta abbastanza pressione su Pantone per trovare un accordo”, sostiene Heimann. Erin Di Leva di Adobe non ha risposto alle domande di Wired UK sui motivi che hanno spinto l’azienda a introdurre il blocco in queste modalità: “Operiamo in un mondo in cui i prodotti e i servizi su cui facciamo affidamento non possono essere utilizzati in modo indipendente – sottolinea Perzanowski –. Sono legati ad aziende come Adobe, Apple e Tesla, che possono limitare il loro utilizzo attraverso una combinazione di codice, restrizioni delle licenze e minacce legali“.
Ad ogni modo, oltre ad aumentare la pressione su Pantone la decisione colpisce anche la fruizione e le capacità degli utenti: “La situazione rende tutto più complicato per i grafici – dice Heimann , complica ulteriormente il passaggio ad altre aziende e aggiunge altre barriere nel lavoro di progettazione“. Heimann sottolinea che la questione mina lo scopo per cui Pantone era nata, ovvero permettere ai grafici di non dover essere fisicamente presenti presso la tipografia per verificare che il risultato finale corrispondesse al loro progetto.
Per la designer anche Adobe deve prendersi la sua parte di responsabilità: “Adobe potrebbe facilmente aggiungere un pulsante che converte i colori – spiega –. Non c’è nulla che glielo impedisca. Il fatto che non lo faccia, per me, è un indicatore del fatto che Adobe sta cercando di provocare gli utenti e aizzarli contro Pantone, in modo da strappare un accordo migliore“. Secondo Heimann è sbagliato trascinare gli utenti nella disputa: “Non è giusto che, se Adobe e Pantone sono in disaccordo, siamo io e i miei lavori a farne le spese“.
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di Chris Stokel-Walker www.wired.it 2022-11-03 18:00:00 ,