ROMA – L’ultima parola è arrivata. Il Chievo scompare, stavolta per sempre: “L’appello è infondato e deve essere rigettato”, ha detto la V sezione del Consiglio di Stato, in merito al ricorso del presidente Campedelli contro l’esclusione della società dal campionato di Serie B del 2021/22.
Chievo, l’esclusione del 2021 per irregolarità tributarie
Sono serviti 27 giudizi (anche se solo 3 di merito) e più di un anno di dispute legali per chiudere la controversia che opponeva al Chievo la Federcalcio. Confermata quindi la decisione di non iscrivere a quel torneo la società veronese: la richiesta di iscrizione era stata rifiutata su parere negativo della Covisoc, ossia l’ente che esercita il controllo sui conti delle società di calcio professionistiche per conto della Figc. Il problema era una irregolarità tributaria: nei fatti, il Chievo non aveva onorato la rateizzazione di un debito fiscale che si era accumulato negli anni. Campedelli aveva provato a invocare le misure per dilazionare i pagamenti concesse dal governo Conte per far fronte alle difficoltà delle aziende per l’emergenza Covid.
Scompare il Chievo, il Consiglio di Stato dice no
A giugno, proprio il Consiglio di Stato, con un provvedimento cautelare, aveva sospeso la precedente decisione del Tar che ribadiva l’esclusione dal campionato di Serie B. Ma dopo 5 mesi, anche l’ultimo tribunale amministrativo è arrivato alla stessa conclusione a cui era giunto prima il Consiglio Federale della Federcalcio, poi il Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni, e ancora, ad agosto del 2021 il Tar del Lazio. Una lapide su una squadra che aveva fatto sognare l’Italia raccontando la favola dei “mussi volanti”, soprannome che trasformava in medaglia la vulgata veronese che per anni ha sostenuto fosse “più facile vedere un asino volante che il Chievo in serie A”. Una favola arrivata alla parola fine.