“Il clima sta cambiando in fretta. E se non è facile stabilire se un singolo evento estremo, come quello accaduto a Ischia, possa essere causato dal cambiamento climatico, analizzando però i dati negli ultimi anni, possiamo dire che la frequenza di questi fenomeni che mettono a rischio i territori più vulnerabili è sicuramente dovuta ai gravi cambi di equilibri naturali dovuti al riscaldamento globale”. Carlo Cacciamani è il direttore dell’Agenzia nazionale per la meteorologia e la climatologia (ItaliaMeteo), una struttura appena nata. L’Italia infatti ha impiegato vent’anni per dotarsi di un servizio metereologico civile a livello nazionale. Un iter complesso e che finalmente ha convogliato tutte le realtà già esistenti sotto un’unica governance integrando conoscenze militari, statali e regionali. La sede è a Bologna, la stessa città dove è stato trasferito dal Regno Unito, anche il Centro europeo per le previsioni meteorologiche con un supercomputer che in futuro sarà in grado di fornisci previsioni sempre più dettagliate.
Cacciamani e la sua struttura saranno coinvolti nel futuro Piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Il dossier che aspetta da cinque anni di essere approvato e che ora il governo presieduto da Giorgia Meloni ha promesso di fare proprio entro la fine dell’anno. Ma l’uomo del meteo in Italia, pur abituato ad avere a che fare con i tempi della burocrazia, questa volta dice chiaro e tondo che davanti alle immagini di Ischia e dell’alluvione nelle Marche, bisogna dotarsi di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici piuttosto velocemente. “Perché per quanto la ricerca e i supercomputer ci aiuteranno a dare previsioni sempre più precise, dobbiamo avere la capacità di gestire ciò che non è prevedibile. Meteorologia, climatologia e studio del rischio idrogeologico devono avere una dimora comune”. Ma questa sorta di task force che dovrebbe farsi carico dell’emergenza climatica, creando un coordinamento tra i sistemi di monitoraggio, lo scambio costante di informazioni e di dati – segnare come ha spiegato l’ex ministro all’Ambiente Sergio Costa “Visione, percorso e obiettivi” – si sta davvero formando per riprendere e aggiornare quel dossier? Al momento, dal ministero dell’Ambiente non sono partite convocazioni ufficiali.
Professore le chiediamo subito se con le tecnologie che state mettendo a punto, sarà possibile prevedere un evento come quello di Ischia?
“Al momento è possibile prevedere questi eventi con una localizzazione molto precisa, soltanto con un anticipo breve: mezz’ora. Un’ora. Ma la speranza è di riuscire ad ampliare la nostra capacità di previsione anche di 4-5 ore, un lasso di tempo che consentirebbe di raggiungere tempestivamente le persone esposte al rischio. Non si riuscirebbe ad evitare il disastro e i danni, ma a proteggere le persone sì. Pensare a una previsione di 24 ore prima dall’evento al momento è una frontiera ancora lontana. Molto lontana. E non solo per l’Italia”.
Quanto è importante che l’Italia si doti di un Piano di adattamento climatico?
“I fenomeni più intensi e più tragici dal punto di vista del costo di vite umane sono dovuti al riscaldamento globale. La riduzione del rischio si poggia su tre pilasti: la capacità previsionale, il sistema di monitoraggio costante del territorio e la formazione dei cittadini e degli amministratori. E’ chiaro che tutto questo presuppone un coinvolgimento di tutti coloro che hanno le competenze sul clima e sul meteo con uno scambio di dati continuo soprattutto sulle aree sottoposte a rischi idrogeologici specifici. A questo proposito molto importanti sono i dati dei ricercatori dell’ISPRA e del Centro Euro-Mediterraneo dei cambiamenti climatici. Faccio un esempio se piove come accaduto nelle Marche dove sono scesi 400 millimetri di acquazzone in sei, sette ore, quasi la metà di quel che piove in un anno, è importante conoscere prima la situazione in cui versano i bacini fluviali, il terreno, la presenza di insediamenti industriali, il tasso di cementificazione. Come ho detto prima, serve la consapevolezza e la capacità di gestire ciò che non è prevedibile. E’ necessario riuscire a gestire questa incertezza che dipende dalla natura”.
L’intelligenza artificiale, il supercomputer potrebbe aiutare gli scienziati che lavorano ai modelli di adattamento ai cambiamenti climatici?
“L’intelligenza artificiale è un nostro partner di medio e lungo termine. Immagazzinando dati, ci aiuta ad arrivare (in un futuro speriamo prossimo) alle previsioni di un evento estremo fino a 6-7 prima. Ma i dati sono importanti per monitorare un intero territorio, nel Piano di parla ad esempio di macro-regioni e capire anche quali sono gli interventi per ridurre le emissioni di C02 nell’aria e nell’acqua è importante. Che poi sono la causa dell’impatto del cambiamento climatico. Ma è solo un esempio. Quello che voglio dire è che a questo punto, abbiamo tutti gli strumenti scientifici, le competenze, i modelli. Dobbiamo solo incontrarci. Per affrontare quello che nessun modello matematico può prevedere: il corso della natura”.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-06 05:40:44 ,
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Il post dal titolo: “Il Piano sul clima è urgente ma serve una task force per gestire ciò che non è prevedibile” scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-12-06 05:40:44 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue