Che vivano sul Kilimanjaro, nell’Himalaya o nelle Ande, le donne e le ragazze delle comunità di montagna nel mondo si devono occupare delle loro famiglie e del lavoro nei campi, di proteggere le loro terre e la biodiversità, ed anche di conservare e tramandare le conoscenze e le tradizioni locali. Con l’emigrazione degli uomini, in cerca di un lavoro migliore nei centri urbani più grandi, le donne rimangono sole a sostenere il peso del lavoro domestico in aggiunta a quello delle attività agricole e della gestione delle loro piccole imprese familiari.
Soprattutto nelle aree rurali i molteplici ruoli delle donne come coltivatrici, venditrici, imprenditrici, artigiane e leader delle loro comunità sono il segno evidente delle loro straordinarie potenzialità, ma anche della loro capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici e di conservare la biodiversità di quegli ecosistemi montani da cui dipendono le loro vite.
Le comunità che vivono in montagna hanno però anche un altro elemento in comune: sono tra le popolazioni più povere ed emarginate del pianeta.
Ineguaglianze sociali, discriminazioni basate sul genere e gerarchie tradizionali frenano l’emancipazione delle donne e delle ragazze, spesso prive dei diritti fondamentali, con accesso limitato all’informazione, all’istruzione, al credito e ai meccanismi di protezione sociale. In molte comunità le donne non hanno voce nelle decisioni che riguardano la loro famiglia e ancora meno partecipano alle questioni che riguardano la società in generale.
Dal 2003, l’11 dicembre si osserva la Giornata Internazionale della Montagna. La FAO è l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di sviluppo delle montagne e di promuovere la sostenibilità di questi ecosistemi essenziali per il pianeta, contribuendo a costruire iniziative per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni di montagna.
Quest’anno, dichiarato dalle Nazioni Unite come Anno Internazionale dello Sviluppo Sostenibile delle Montagne, la Giornata Internazionale mette sotto i riflettori il ruolo delle donne che “muovono le montagne” e le celebra come eroine quotidiane dello sviluppo sostenibile: sociale, economico e ambientale.
In occasione della Giornata Internazionale, un nuovo studio (in inglese) intitolato “Le donne nelle montagne del mondo: sfide, resilienza e potere collettivo” (Mountain women of the world: Challenges, resilience and collective power), esplora le tante sfide che le donne si trovano ad affrontare nei territori di montagna, e ne propone il punto di vista e le esperienze.
Pubblicato dalla FAO, dal Partenariato della Montagna e dal Feminist Hiking Collective, lo studio presenta i risultati di un’indagine condotta in 8 paesi su 304 donne di montagna, che raccontano le discriminazioni e le pressioni esterne cui sono state soggette negli ultimi anni.
Le donne rappresentano più della metà della forza lavoro agricola nei paesi a basso reddito, eppure il 70% delle donne intervistate ha riferito di subire discriminazioni basate sul genere, mentre quasi il 78% ritiene di dover affrontare più ostacoli degli uomini nello svolgere il proprio lavoro.
Quasi tutte le donne intervistate, il 97,6%, hanno risposto di aver risentito degli effetti dei cambiamenti climatici in tutti i settori dal turismo all’agricoltura, alla disponibilità di acqua, con impatti negativi sulla vita e sul reddito. La pandemia del Covid-19 ha ridotto drasticamente i loro redditi, anche per la chiusura delle attività turistiche, ed ha contribuito ad aggravare le disuguaglianze e la loro emarginazione.
Tuttavia, per molte delle donne che hanno partecipato allo studio, la crisi del Covid ha anche rappresentato una svolta positiva grazie alle reti di solidarietà femminile che si sono create o rinsaldate durante la pandemia. Alcune hanno riferito del potere liberatorio di questa azione collettiva femminile.
Nata a gennaio 2020, anno della pandemia, Feminist Hiking Collective è un’organizzazione no-profit femminista che insieme ad altri collettivi ha creato Mountain Women of the World, una rete transnazionale che aiuta le donne a diventare guide di montagna, superando le barriere sociali.
Questi collettivi emergenti di donne della montagna fanno pressione per il riconoscimento dei diritti delle donne in tutti i campi e hanno consentito ad alcune di esse di partecipare ad attività di conservazione ambientale e di lavorare nell’alpinismo, settore tradizionalmente dominato dagli uomini. Uno di questi collettivi ha stretto accordi grazie ai quali alle donne è consentito trasportare sui percorsi di trekking carichi di rifornimenti e attrezzature più leggeri rispetto ai loro colleghi maschi.
Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Sharm El-Sheikh (Cop27) si è ampiamente ribadita l’importanza dell’equità di genere. Quando hanno accesso a risorse, servizi ed opportunità e sono libere di far sentire la propria voce, le donne delle aree rurali possono muovere le montagne e diventare protagoniste del cambiamento, nonché la forza trainante nella lotta contro la fame, la malnutrizione, la crisi climatica e la povertà rurale.
Dobbiamo riconoscere la forza straordinaria e le potenzialità delle donne della montagna e promuovere le reti e i collettivi che danno loro visibilità ed sostegno.
Dobbiamo portare avanti azioni collettive ed investimenti a tutti i livelli per accelerare l’emancipazione femminile e l’eliminazione delle disuguaglianze di genere, cosi che le donne possano continuare a muovere le montagne, più forti che mai!
(*Maria Helena Semedo, Vice Direttrice Generale Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura)
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-10 06:00:11 ,
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Il post dal titolo: Le donne della montagna: eroine quotidiane del cambiamento scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-12-10 06:00:11 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue