Author: Monica Guerzoni
Data : 2022-12-28 22:46:24
Dominio: www.corriere.it
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Lo stop al «decretone» di Piantedosi: no a pastrocchi. C’è fibrillazione anche sulla Libia, perché Esteri e Difesa hanno interessi strategici nel Paese nordafricano
Non è stato semplice né indolore, ma alla fine il governo ha trovato un compromesso che ha consentito il via libera in Consiglio dei ministri, anche se il testo del «decretone» sicurezza si è ridotto al solo decalogo sull’azione delle Ong nel Mediterraneo.
Tutte le altre norme studiate dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per contrastare il terrorismo, la violenza contro le donne, le baby gang e altri fenomeni che minacciano la sicurezza dei cittadini finiranno in un altro provvedimento, destinato a vedere la luce il prossimo anno.
Durante la riunione del Consiglio dei ministri è stata la presidente Giorgia Meloni a intestarsi la scelta del decreto sulle Ong e a placare le tensioni che hanno parecchio agitato la maggioranza. L’impostazione della bozza originaria scritta al ministero dell’Interno non aveva convinto Palazzo Chigi. Il sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, si era messo di traverso sia per il metodo, che per il merito. Intanto ha appreso leggendo il Corriere che il decreto in preparazione al Viminale conteneva le norme più disparate e poi, una volta letto il testo, si è convinto che non avrebbe passato la supervisione del Quirinale: alcune norme erano a rischio di incostituzionalità.
In asse con il vicepremier Antonio Tajani e con il ministro della Difesa Guido Crosetto, Mantovano ha lavorato per convincere il Viminale a «spacchettare» le norme, prendendo altro tempo ed evitando di incorrere in errori su temi molto sensibili per l’opinione pubblica. Se la Lega puntava ad accelerare, Forza Italia ha contribuito a frenare, perché secondo gli azzurri sarebbe meglio affrontare la materia dell’immigrazione in sede europea, invece di deliberare la linea dura a livello nazionale. E così, sul tavolo del Cdm, è arrivata solo la regolamentazione delle Ong. Ad alcuni ministri la questione non appare così prioritaria, dal momento che solo il 16 % dei migranti arrivano sulle coste italiane a bordo delle navi delle associazioni umanitarie, ma per il governo della destra ha un forte significato politico.
Piantedosi ieri mattina si è messo di traverso. Era furioso per lo stop e non voleva più portare in Cdm il suo lavoro, perché costretto a rimandare di qualche settimana alcuni capitoli significativi: «A questo punto non ha più molto senso approvare il decreto, non c’è più nemmeno l’urgenza…». Ma poi, con la mediazione della premier, lo strappo è stato rammendato e il testo perfezionato. Il resto lo ha fatto Meloni al tavolo con i ministri, ringraziando Piantedosi e dando atto al responsabile del Viminale che «alla fine è venuto fuori un buon lavoro».
Ma poi la presidente del Consiglio si è rivolta a Matteo Salvini, che due giorni fa aveva annunciato «un decreto complessivo sul tema sicurezza, dalle baby gang ai femminicidi, al traffico di clandestini». E, parlando al leader della Lega, Meloni ha ammonito l’intera squadra, invitando indirettamente i ministri a muoversi con maggiore cautela: «Sulla comunicazione non possiamo sbagliare, dare i messaggi giusti è molto importante». Quanto alla scelta di dividere il decreto: «Non possiamo mescolare la sicurezza con l’immigrazione, sennò viene fuori un pastrocchio e la gente non capisce». Parole che autorizzano diversi esponenti del governo a commentare tra loro quel filo di diffidenza che serpeggia a Palazzo Chigi riguardo alla sintonia tra Piantedosi e l’ex inquilino del Viminale: Salvini, appunto.
E c’è fibrillazione anche sulla Libia, perché Esteri e Difesa hanno interessi strategici nel Paese nordafricano e Tajani e Crosetto non possono consentire che sia solo il ministero dell’Interno a tenere i rapporti con Tripoli.
Nonostante tutto, diversi ministri assicurano che «la riunione è filata via liscia». La maggior parte del tempo si è discusso di Ilva, poi il ministro Orazio Schillaci ha informato i colleghi sulla recrudescenza del Covid in Cina che sta allarmando il mondo. A margine del Cdm, che dovrebbe essere l’ultimo del 2022 e al quale il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha partecipato in videocollegamento perché influenzato, il responsabile della Salute ha usato argomenti tranquillizzanti: «Il problema è il vaccino cinese, in Italia non c’è alcun tipo di preoccupazione».
28 dicembre 2022 (modifica il 28 dicembre 2022 | 23:45)
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