TORINO — C’è stato il lieto fine nella storia di Sara Bjork Gunnarsdottir, calciatrice islandese attualmente alla Juventus Women che ha fatto causa, vincendola, alla sua ex squadra, il Lione per i mancati stipendi corrisposti durante la gravidanza. Una sentenza, quella della Fifa, che apre una nuova era, quella dei diritti inalienabili delle calciatrici. E ci mancherebbe altro. La 32enne, mamma del piccolo Ragnar, si era rivolta alla Fifpro, il sindacato dei calciatori professionisti europei, per ottenere il pagamento degli 82.094 euro non corrisposti dal Lione durante la gravidanza della calciatrice, che ha raccontato la sua storia con un lungo contributo pubblicato sul sito theplayerstribune. La sentenza dello scorso maggio è diventata definitiva con il mancato ricorso da parte del club francese: la Camera per le risoluzioni della Fifa ha obbligato il Lione a pagare il compenso residuo e il 5% degli interessi maturati.
Gunnarsdottir: la gravidanza e la delusione per il comportamento del Lione
Bjork-Gunnarsdottir, dopo quattro anni al Wolfsburg, nel 2020 si trasferì al Lione, la squadra più forte del mondo come dimostra il dominio in campo europeo che perdura da anni. Il 3 marzo 2021 arrivò la conferma della sua gravidanza: “All’inizio provavo solo felicità ma poi la realtà mi colpì” ha raccontato l’islandese, reazione a cui seguì l’ansia per il suo futuro professionale: “Come reagirà la squadra a tutto ciò”? In accordo con il medico del club tenne nascosta inizialmente la notizia, per evitare che avesse un impatto emotivo sulle compagne. Fino alla sfida con il Psg a cui non prese parte a causa delle condizioni di salute: una settimana dopo raccontò tutto alle compagne e alla dirigenza: “Tutti erano felici per me e super eccitati. Ma naturalmente avevano molte domande perché sono stata la prima atleta nella storia di Lione a rimanere incinta con la piena intenzione di tornare a giocare”. Inizialmente la reazione del club fu di gioia e Gunnarsdottir decise di partire per l’Islanda, dove avrebbe proseguito la gravidanza. A dimora arrivarono i primi stipendi e la calciatrice notò la netta riduzione della paga. Provò a ottenere risposte che arrivarono in ritardo: “Quando Vincent (Ponsot, il direttore sportivo, ndr) alla fine ha risposto, si è scusato per due dei mesi che mi mancavano e ha detto che sarei stata pagata per quelli. Ma per il terzo mese, affermò che si stavano comportando secondo la legge francese, il che significava che non mi dovevano nient’altro”.
Gunnarsdottir e la lotta per ottenere il salario
Tuttavia il regolamento Fifa prevedeva il versamento dell’intero salario fino al congedo di maternità: dopo aver sollecitato il club, ottenendo ancora la medesima risposta sulla legge francese, decise di rivolgersi alla Fifa sostenuta dalla Fifpro. Consapevole che in caso di avvio del contenzioso non ci sarebbe stato più spazio per lei a Lione: “Mio figlio adesso ha quasi un anno, ora gioco nella Juventus e sono molto felice. Ma voglio assicurarmi che nessuno debba mai più passare quello che ho passato io. Adesso voglio che il Lione sappia che quanto è successo non può essere considerato accettabile”. La risposta del Lione è arrivata poche ore dopo il mancato ricorso del club francese, accusato anche di non aver seguito lo sviluppo clinico della gravidanza della sua atleta professionista: “Negli ultimi mesi, la Fifa ha scelto di stabilire per la prima volta un quadro normativo per i calciatori che devono vivere la maternità durante la loro carriera. Cosa di cui siamo felici. La Fifa ora ci sta criticando per non aver offerto un altro lavoro a Sara Bjork Gunnarsdottir durante il suo congedo per malattia e poi per la maternità, mentre allo stesso tempo la legge ci vieta di farlo in Francia e la calciatrice ci aveva espressamente chiesto di poter tornare a vivere in Islanda, cosa che avevamo accettato. Siamo orgogliosi di aver avuto Sara Bjork Gunnarsdottir nella rosa dell’Olympique Lione. Le nostre strade si sono separate per motivi prettamente sportivi. Se desidera aiutarci oggi a sviluppare ulteriormente la legge francese, saremmo felici di poterla coinvolgere nei nostri sforzi al fianco di Amel Majri per consentire a tutte le atlete di vivere appieno la loro gravidanza, così come il loro ritorno alle competizioni”.