Author: Anna Paola Merone
Data : 2023-01-28 20:05:39
Dominio: www.corriere.it
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Sorrisi e abbracci a Napoli nella sua prima apparizione in pubblico dopo 10 anni: «La crisi riguarda tutti, ma la sinistra sta pagando il conto salato della sua presunzione»
Napoli
Gianfranco Fini dieci anni dopo ritorna in pubblico e non appare certo un pensionato della politica. Ha scelto di restare assente a lungo, ma ora è di nuovo sulla ribalta. «Non devo entrare in nessun partito, non ho tessere. Cerco di ragionare per dare contributi» dice. Ma l’idea è quella che tenda ad accreditarsi come un padre nobile della politica italiana e della destra al governo. Lo fanno pensare le sue ripetute uscite televisive, a partire dall’intervista con Lucia Annunziata dove ha parlato di Giorgia Meloni sottolineandone le qualità. Solo poche ore fa il suo ricordo, in Rai, della sua visita ai campi di concentramento in occasione della Giornata della Memoria.
Napoli è una città perfetta per riprendersi la scena, in un palazzo storico con vista su piazza del Plebiscito, che il suo mentore Giorgio Almirante infiammò in un comizio che ha ricordato lo stesso ex leader di An: «Era il 1974». Misurato come sempre, Fini stringe mani e incrocia gli sguardi di vecchi militanti, aficionados e nuovi dirigenti della destra partenopea in occasione della presentazione del libro di Enzo Raisi. Sorrisi, nostalgia e voglia di esserci.
«C’è stata una degenerazione della politica, finita in secondo piano per lasciare spazio alla propaganda. Se si dovesse indicare agli italiani che non votano più e ai giovani la modalità per riportarli a seguire la politica bisogna partire da qui, da chi non si è fatto comprendere e apprezzare» dice Fini che non fa sconti alla sinistra: «La crisi riguarda tutti, ma la sinistra sta pagando il conto salato della sua presunzione — dice —. Ha avuto il complesso di superiorità negli ultimi 15 o 20 anni e non si è curata. Convinta di rappresentare la parte migliore del Paese e di dover avversare la destra ha praticato l’autoreferenzialitá ed è rimasta dieci anni al governo senza vincere le elezioni».
Ricorda che una ricerca divide in tre gruppi gli italiani: c’e chi si sente garantito; i vulnerabili; infine gli esclusi, rassegnati e arrabbiati. «Non mi meraviglia che la fascia dei garantiti voti a sinistra — dice Fini —. I vulnerabili votano centrodestra. Il voto della terza fascia è il non voto e corrisponde al boom dei Cinque Stelle. La sinistra deve individuare il segretario, ma anche i propri interlocutori. Occorre che sia meno illuminista». L’autonomia differenziata poi: «È una questione che non deve spaventare il Meridione, ma imporre a tutte le forze politiche nazionali di fare le cose in modo ordinato, cum grano salis, sapendo le conseguenze. È una materia delicata — spiega Fini — e non è contro la Costituzione. Però la materia può diventare incandescente. Nell’articolo 117 c’è scritto che occorre individuare i Lep, che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale. E mi ha fatto piacere che Calderoli abbia detto che la spesa storica finisce nel momento in cui si dà vita all’autonomia differenziata. Se non si dà vita a un fondo di perequazione o all’individuazione dei Lep, è chiaro che si rischia di mettere davvero in discussione l’unitarietà». Fini ha infine messo in guardia dal «pericolo di scivolare dal centralismo statale a un centralismo regionale, che potrebbe determinare un ulteriore elemento di disaffezione per la politica».
28 gennaio 2023 (modifica il 28 gennaio 2023 | 20:58)
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