Una poesia per ricordare i morti del mare, la tragedia di Cutro, le politiche del governo. Lo scrittore Erri De Luca titola “Per i pesci del Mediterraneo”, il suo ultimo atto d’accusa nei confronti di chi dovrebbe prendersi cura di vite umane e invece le lascia morire. E a metà strada tra la liturgia del rito dell’Eucarestia e gli Echi di memoria di Eugenio Montale, De Luca ci fa riflettere sulle tristi vicende delle decessi in mare.
I versi
Rivolgendosi ai pesci l’autore di “in nome della madre”, così scrive: “Prendete e mangiatene tutti. Questi sono i corpi planati a braccia aperte sul fondale. In terra sono stati crocefissi, ora sono del mare e di voi pesci. Prendete e mangiatene tutti, che non avanzi niente, nessuna delle corde vocali che hanno gridato a vento. Fate questo in memoria di noi che rimaniamo a riva. Lasciatevi afferrare dalle reti per essere venduti sul banco del mercato, dove i sopravvissuti furono venduti. Sarete sulle nostre tavole imbandite. Di voi, sazi di loro, mangeremo tutto. Conservate una spina per le nostre gole, toglietela dalla corona dei venduti”.
i morti di Cutro
Sale a 79 il numero dei migranti che hanno perso la vita nel naufragio a poche centinaia di metri dalla riva della spiaggia di Steccato di Cutro, nel Crotonese. Dei 79 decessi, 33 sono minori e tra questi 24 i bambini compresi in un range d’età tra pochi mesi e 12 anni. A oltre due settimane dalla tragedia del caicco partito da Smirne (in Turchia) il 22 febbraio alla volta dell’Italia, il mare Ionio ha restituito due giorni fa altri tre corpi.
repubblicawww@repubblica.it (Redazione Repubblica.it) , 2023-03-14 11:00:05 ,www.repubblica.it