I camion e i gazebo in piazza Corvetto, il sit-in sotto il palazzo della Prefettura, il blocco e le scuse ai genovesi per il disagio, le casse che pompano anche l’Inno di Mameli: “Non abbiamo altra scelta: abbiamo creduto allo Stato e adesso rischiamo di finire per strada”. La rabbia e la preoccupazione dei lavoratori edili ferma la città: tre cortei, partiti stamattina alle 7.30 da Ponente a Levante al Centro sono confluiti in centro, lungo via Venti Settembre e ora in un sit-in che proseguirà fino alle 15 (almeno) a Corvetto. Seicento tra furgoni, auto e camioncini, dietro alla sigla “Basta crediti incagliati”. Nel mirino, il blocco al Superbonus del governo Meloni e le conseguenze a catena che per il settore rischiano di essere drammatiche.
“Se andiamo avanti così siamo destinati a fallire”, ripetevano stamattina gli edili in corteo. “I nostri crediti chi li disincaglia?”, punge l’imprenditore Nico Messina, uno degli organizzatori della manifestazione che sta congestionando la città. Che sottolinea: “Andremo avanti a oltranza finchè qualcuno non farà qualcosa”.
La sigla è nata da un gruppo di imprese, unite nel chiedere la retromarcia del governo sul blocco del Superbonus: il decreto che non permette alle ditte edili di riscuotere dagli istituti di credito la liquidità che gli spetta per cantieri già a avviati e che hanno beneficiato dell’agevolazione fiscale. La manifestazione avviene a quindici giorni dall’ultima, che il 21 marzo scorso aveva visto oltre 500 mezzi bloccare le strade di Genova.
Sono tre, dicevamo, i cortei partiti questa mattina, confluiti in piazza De Ferrari: il primo si è messo in movimento da via Merano, all’altezza della Coop, e da Cornigliano ha raggiunto Sampierdarena passando per via Cantore fino a via Gramsci, dove è proseguito per corso Aurelio Saffi fino a ricongiungersi con gli altri cortei.
Il secondo corteo è partito da lungomare Canepa, passato sulla Sopraelevata fino alla rotonda della Fiera del Mare, dove si è unito agli altri. Il terzo corteo da corso Europa – bloccato – è passato per viale Brigate Partigiane.
Una manifestazione “spontanea, indipendente, apolitica ed apartitica”, l’hanno definita gli organizzatori, scusandosi in anticipo per i disagi che causeranno. Sono cinque le richieste dei manifestanti: “Riapertura dell’acquisizione tramite le società partecipate come Cassa depositi e Poste; “limitare lo sconto massimo applicabile rispetto al valore nominale dei crediti cedibili”, “lasciare alle Banche la possibilità di compensare i crediti degli importi pagabili con l’F24 della clientela in modo sia per loro possibile riprendere le acquisizioni da aziende e General Contractor”. E ancora: “Differimento dei tributi in F24 in scadenza di 120 giorni” e “proroga dei cantieri avviati al 2024, ritenendo avviati solo i cantieri in cui siano davvero in corso i lavori in modo documentabili”. C’è anche una delegazione di una cinquantina di imprese da Torino, che annuncia una manifestazione analoga.
Sono 1.908, a Genova, le imprese che danno lavoro 9.100 dipendenti, senza contare l’indotto del settore. E sono 350 milioni i crediti bloccati al momento, ai quali se ne aggiungeranno altri 450 con il rischio che nel prossimo mese il 30 % dei lavoratori possa perdere il posto.
Dura la reazione del governatore della Liguria, Giovanni Toti: “Bloccare una città, con gravi disagi per lavoratori, imprese e famiglie non è una soluzione e, anzi, trasforma una ragione in un torto. Chi vuole solidarietà deve avere la stessa solidarietà per le vite altrui: ogni dialogo sarà possibile solo quando cesseranno i disagi per i cittadini genovesi”.
“La destra dovrebbe mettersi l’animo in pace: è una norma vincente e cancellarla come ha fatto con il decreto vergogna votato oggi alla Camera, mette in ginocchio migliaia di imprese, famiglie e lavoratori che hanno creduto nello Stato. Uno Stato governato da forze politiche che prima (in odore di urne elettorali) hanno elargito promesse, poi se le sono rimangiate con una giravolta che ha dell’incredibile”, ha dichiarato in merito alla manifestazione il senatore del M5s Luca Pirondini. Concetto ribadito dal deputato Roberto Traversi che ha sottolineato come “nella sola Liguria rischino il posto di lavoro 5.500 persone, centinaia di famiglie temono per la propria dimora e un’infinità di imprese vedono lo spettro del fallimento nonostante i crediti accumulati”. Parole confermate anche dal capogruppo in consiglio regionale Fabio Tosi che pungola Toti e il sindaco Marco Bucci: “Facendo quadrato con tutti i sindaci e i Governatori del Paese, dovrebbero far sentire la propria voce a Roma presso il Governo”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-04-05 11:55:14 ,genova.repubblica.it