Ma grazie a piattaforme di streaming come Twitch e YouTube, le aziende di videogiochi ora hanno la possibilità di offrire ai consumatori notizie dal vivo e online in contemporanea, senza bisogno dell’intermediazione di società di pubbliche relazioni o giornalisti. Nintendo, per esempio, ha perfezionato questa modalità con Nintendo Direct, una serie di eventi di marketing pre-registrati e molto controllati. Allo stesso modo, lo show estivo di Keighley, costruito in un periodo in cui non era possibile far incontrare le persone in sicurezza, è concepito come un evento digitale che può svolgersi senza la necessità della presenza fisica. Con le società di videogiochi che organizzano i propri eventi e la crescente presa di Keighley sul settore dello streaming, frutto della popolarità dei Game Awards, l’E3 è diventato un appuntamento perlopiù superfluo.
Perdita di centralità
Anche prima che gli organizzatori dell’E3 iniziassero cancellare le prime edizioni dell’evento a causa dei timori per il Covid-19, la partecipazione alla fiera era in calo. Negli anni precedenti, celebrità come Keanu Reeves, Aisha Tyler e Pelè erano intervenuti per raccontare il loro coinvolgimento in diversi giochi. In un’occasione, il leggendario creatore di videogiochi Shigeru Miyamoto aveva brandito una Master Sword di The Legend of Zelda: Twilight Princess. Addirittura registi acclamati come Steven Spielberg e James Cameron avevano fatto brevi apparizioni sul palco. Ma niente di tutto questo sembrava possibile per l’edizione del 2023, dato che Sony, Xbox, Nintendo, Ubsifot, Sega e Tencent avevano tutte rinunciato a prendere parte all’E3 nelle settimane precedenti all’evento di quest’anno, scegliendo di concentrarsi su presentazioni tenute altrove.
Naturalmente, l’Esa ha cercato di raddrizzare le sorti dell’evento. Nel 2022 l’organizzazione ha annunciato che ReedPop, una società che gestisce eventi come lo Star Wars Celebration e il New York Comic Con, avrebbe rinnovato l’E3 in tempo per l’edizione di quest’anno. A quanto pare, però, era già troppo tardi. Il vicepresidente globale del settore giochi di ReedPop, Kyle Marsden-Kish, ha dichiarato a Wired US che gli organizzatori “hanno dovuto fare ciò che è giusto per l’industria e per l’E3“.
Anche se ufficialmente l’Esa non ha comunicato la fine definitiva dell’E3, la cancellazione a soli due mesi dall’inizio dell’evento, che non avrà nemmeno una componente digitale, non è un un buon segno. Forse però l’evento ha fatto il suo tempo. Gli incontri fisici in cui le persone del settore possono fare rete e parlare della creazione dei videogiochi avranno sempre un valore. Ma questo non è mai stato il punto di forza dell’E3, un evento di marketing che da anni lotta contro la sindrome di Peter Pan. La fiera ha sempre dato la sensazione di essere un parco giochi per adulti, in cui la parte “seria” era relegata alle sale interviste.
In un momento in cui l’industria sta diventando sempre più critica nei confronti del modo in cui i giochi vengono realizzati – chi li produce, chi è autorizzato a farlo e a quali condizioni – la sua tolleranza nei confronti di un hype fuori dal proprio controllo si sta riducendo. Gli editori hanno acquisito dimestichezza con gli strumenti che consentono loro di raggiungere il pubblico senza interferenze. Ormai la forza dell’E3 non è più rappresentata dall’evento in sé, ma piuttosto da quello che gli organizzatori riusciranno a ottenere dalla sua eredità sfruttando il potere del suo nome.
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di Megan Farokhmanesh www.wired.it 2023-04-05 16:00:00 ,