Un’ulteriore conseguenza, aggiunge la docente, è che gli investimenti farmaceutici diventerebbero inutili: “L’industria deve dedicare molto tempo e molte risorse per fare il duro lavoro di identificare i farmaci promettenti e capire se sono sicuri ed efficaci per un determinato uso – dice –, e gli incentivi a fare il duro lavoro necessario per trovare nuovi prodotti innovativi sono estremamente danneggiati se non c’è certezza sulla possibilità di commercializzare un prodotto una volta che si è dimostrato sicuro ed efficace“.
All’inizio di questa settimana, diversi dirigenti di aziende biotecnologiche e farmaceutiche hanno pubblicato una dura lettera in cui condannano la decisione di Kacsmaryk, definendola come un atto di “attivismo giudiziario” che mette a rischio “un’intera industria incentrata sull’innovazione medica“. La lettera ha raccolto più di 600 firme. La Biotechnology Innovation Organization, la più grande associazione biotecnologica del mondo, è stata una delle organizzazioni che hanno sottoscritto una richiesta per chiedere di sospendere la sentenza fino a quando non sarà possibile presentare appello.
Futuro in bilico
Marcus Schabacker, presidente e amministratore delegato di Ecri, un’organizzazione globale indipendente senza scopo di lucro che promuove la medicina basata sull’evidenza, teme l’effetto che le sentenze potrebbero avere sulla sicurezza dei pazienti. Con l’aborto farmacologico intrappolato in un limbo giuridico, si crea un’ambiguità su ciò che gli operatori sanitari possono o non possono fare: “Quando il tribunale interviene e genera questo tipo di incertezza, mette in pericolo i pazienti. È questo che ci preoccupa – spiega –. Questo introduce un rischio aggiuntivo“.
Anche se alla fine il mifepristone non dovesse essere più disponibile negli Stati Uniti, sarà ancora possibile ricorrere all’aborto farmacologico con il solo misoprostolo, il farmaco a cui è stato abbinato fin qui. In genere il misoprostolo viene assunto dalle 24 alle 48 ore dopo il mifepristone per dilatare la cervice e provocare contrazioni che svuotano l’utero. Sebbene l’assunzione dei due farmaci in combinazione sia più efficace, la somministrazione del solo misoprostolo a scopo abortivo è approvata dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’American college of obstetricians and gynecologists come alternativa accettabile.
L’ultima sentenza non rappresenta comunque l’ultima parola sulla vicenda. L’Fda potrebbe decidere di esercitare la propria discrezionalità nell’applicazione della legge, ovvero di non applicare le nuove restrizioni stabilite. In tal caso, i medici potrebbero continuare a prescrivere la pillola fino a dieci settimane di gravidanza e a distribuirla per posta.
Non c’è chiarezza su cosa accadrà in futuro. Una settimana fa – lo stesso giorno in cui è stata emessa la sentenza di Kacsmaryk – un giudice federale ha stabilito che l’Fda deve mantenere il mifepristone in commercio in 17 stati e a Washington D.C. Il 13 aprile il Procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland ha dichiarato che il Dipartimento di giustizia chiederà alla Corte suprema di emanare un provvedimento d’urgenza per bloccare le nuove restrizioni sul mifepristone. Secondo gli esperti, a fronte di una situazione in rapida evoluzione, è impossibile prevedere quale sarà la prossima sentenza.
Leggi tutto su www.wired.it
di Emily Mullin, Maryn McKenna www.wired.it 2023-04-15 04:10:00 ,