Fino a qualche tempo fa l’idea di una relazione sentimentale tra un umano e un’intelligenza artificiale era relegata ai film di fantascienza. Ora, con l’avvento di ChatGpt, queste relazioni sembrano essere diventate più reali che mai – e forse anche troppo, secondo gli esperti del settore. Nelle ultime settimane, infatti, gli utenti hanno cominciato ad utilizzare sempre più frequentemente app come Paradot e Replika, che consentono loro di calarsi in una realtà virtuale in cui interagire con l’AI in ogni forma, inclusa quella sentimentale. Non è certo un segreto, d’altronde, che più di qualche utente si sia innamorato del suo chatbot, tanto da scegliere di sposarlo. Una tendenza che preoccupa gli esperti, che temono che intrattenere una relazione troppo profonda con un’AI possa soltanto far sentire le persone più sole di quanto non siano già.
“I chatbot hanno la capacità di manipolare emotivamente le persone”, ha dichiarato al The Sun Nigel Crook, direttore dell’Institute for Ethical AI. Secondo l’esperto, infatti, l’intelligenza artificiale ha oramai raggiunto un tale “livello umano” da far credere agli utenti che dietro i loro avatar si nascondano persone reali – e non macchine -, in grado di intendere perfettamente quello che dicono. Ma non è così, almeno secondo Crook. “Non fa altro che prevedere una sequenza plausibile di parole, ecco cosa fa. E non comprende che questa sequenza di parole corrisponde a qualcosa nella realtà”, commenta l’esperto a proposito del funzionamento del chatbot. E sembrerebbe essere proprio questo il cuore del problema. Secondo gli esperti del settore, infatti, gli utenti Proseguono ad affezionarsi sentimentalmente all’Intelligenza Artificiale perché dice loro quello che vogliono sentirsi dire, ma senza comprenderlo davvero. Così facendo, il rischio è che le persone perdano l’abitudine ad interagire con altre persone come loro, ritrovandosi di fatto a vivere “sole insieme”, come riferisce la sociologa Sherry Turkle.
Ma gli utenti non sembrano affatto essere d’accordo con gli esperti di AI. Moltissime delle persone che utilizzano Paradot, un’app che consente di creare un avatar simile a un Sim con cui conversare, hanno affermato che dialogare con un’intelligenza artificiale li fa sentire tutt’altro che soli. Un’opinione condivisa da Mayu Koike, assistente professore presso la Graduate School of Humanities and Social Science dell’Università di Hiroshima, che insiste sul fatto un chatbot virtuale può fornire un supporto essenziale alle persone. “Il bisogno umano di amare ed essere amati è universale – ha dichiarato al The Sun -. Per la maggior parte della storia umana, questo ha significato avere accanto un’altra persona, qualcuno da amare e ricambiare. Ma oggi anche per un agente virtuale è possibile soddisfare questa esigenza”.
Insomma, l’opinione pubblica è davvero divisa in due riguardo le ipotetiche relazioni sentimentali tra AI e esseri umani. Da un lato, tutti coloro che ritengono che questo non faccia altro che allontanare le persone dai loro simili, relegandole davanti ad uno schermo a leggere messaggi scritti da un chatbot virtuale. Dall’altro, quelli che credono che interagire con un’intelligenza artificiale sia una soluzione plausibile alla solitudine umana. Un dibattito che rimarrà acceso per molto altro tempo, almeno finché gli effetti di tali relazioni non saranno effettivamente misurabili.
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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-04-24 10:17:23 ,