“Abbiamo anche considerato – aggiunge – che il controllo genera stress sul team e costi inutili per l’organizzazione. Noi invece vogliamo essere un’azienda imprenditoriale, focalizzata sull’obiettivo. Per questo, da ormai più di un anno, abbiamo introdotto due novità, ispirandoci al libro ‘L’unica regola è che non ci sono regole’”, scritto dal ideatore di Netflix Reed Hastings con Erin Meyer.
La prima è stata lo smart working libero. La seconda, di fatto, è la stessa soluzione a cui un anno dopo ha pensato la Microsoft. “Ferie libere – afferma però Pagnin – è una definizione che crea un po’ di confusione. Chiunque sarebbe portato a visualizzare mentalmente i giorni liberi classici. Invece a me piace insistere sul termine ‘flessibilità’: per me, per esempio, può essere importante lavorare con la settimana corta. Questa però non va bene per tutti, perché a qualcuno potrebbe essere utile rimanere a abitazione il lunedì. Un’altra persona potrebbe aver bisogno di uscire tutti i giorni alle 17. Insomma, ognuno deve essere libero di organizzarsi come crede, perché per un’azienda è difficile coprire tutti i bisogni dei singoli individui. Ciò che non va mai perso di vista resta il risultato da raggiungere”.
Alla luce di questa vera e propria rivoluzione culturale, il ruolo fondamentale in One Day lo ricoprono i team leader. “È evidente – spiega la direttrice P&C – che questo tipo di organizzazione richiede molto impegno a chi ha il compito di coordinare i vari gruppi di lavoro. Da questo punto di vista sono molto soddisfatta dei miglioramenti fatti da chi è a capo delle varie divisioni. Oggi, per esempio, parlare di ferie non è più un tabù. E in questo senso, i team leader sono di ispirazione e di esempio anche relativamente all’effettiva messa in pratica della nuova politica aziendale”.
Attraverso il sondaggio periodicamente effettuato dalla divisione People & Culture tra i dipendenti, sono arrivate risposte confortanti sulle novità introdotte: “Il 94% dei lavoratori – racconta Pagnin – si è detto soddisfatto del dialogo aperto che ha sulle ferie con il proprio team leader. Il 70% si è detto molto o completamente libero di lavorare in smart working. Non nego che la rivoluzione messa in atto a qualcuno non è piaciuta. Si è trattato di un cambio culturale che ha richiesto responsabilità, e la responsabilità non è per tutti. Qualcuno ha quindi scelto di uscire”.
Quasi tutti hanno invece scelto di restare. “L’effetto delle idee che abbiamo messo in campo – afferma la dirigente – è che ogni giorno abbiamo l’ufficio pieno. Sulla produttività non ci sono stati cambiamenti, sulla soddisfazione del personale ne ho notati tanti. Il punto importante è di fatto proprio la responsabilità delle persone: chi ne è dotato può avere fiducia. E responsabilità e fiducia sono le parole chiave del percorso che abbiamo intrapreso insieme all’organizzazione. Ognuno deve avere imprenditorialità sul proprio ruolo, una volta definiti gli obiettivi personali e aziendali”.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-04-26 04:50:00 ,