C’è concordanza sul fatto che la politica stia tornando indietro sulle scelte e che il Pnrr rappresenti una occasione che potrebbe andare sprecata. Secondo Ficicchia, “il mercato delle rinnovabili sta crescendo, le soluzioni tech pure ma i governi sembrano incentivare l’energia fossile anche se non è conveniente economicamente. Vedo tanti progetti infrastrutturali, ad esempio il ponte sullo stretto quando non c’è una rete ferroviaria efficiente in Italia. Il Pnrr sarebbe un’ottima occasione ma non mi pare”. Ancora più netta Maroglio che contesta, di fatto, un tradimento in sé del piano Next Generation: “Doveva essere un piano per la nuova generazione ma non è cosi. Spesso c’è uno scaricabarile dal governo alle regioni, dalle regioni sui comuni e in una situazione di ritardi e disorganizzazioni le risorse vengono investite all’ultimo, in fretta, in progetti non sostenibili. Poi c’è uno scarsissimo coinvolgimento della cittadinanza, sono misure che vengono calate dall’alto”.
L’obiettivo è sensibilizzare il pubblico inchiodando i responsabili, una politica che “investe le tasse in quello che ci sta uccidendo invece di reinvestire nelle opportunità della transizione” per Ficicchia, o che pensa ancora a soluzioni troppo sul lungo tempo come il nucleare mentre “la soluzione alla crisi climatica è quella delle rinnovabili, di comunità energetica collegate ai territori” conferma Maroglio.
I media continueranno a seguire le proteste di Ultima Generazione e di Fridays for Future e sarà interessate guardare anche alle evoluzioni dei movimenti. Nel primo caso, non ha senso mettere limiti alle aspettative in quanto“ogni metodo è buono all’interno della non violenza, del rispetto delle persone. Abbiamo dimostrato come la conversazione sia stata aperta da azioni di questo tipo, quindi lo scandalo è un elemento fondamentale per la disobbedienza civile non violenta. Le decisioni sono prese su proposta dei cittadini che partecipano e che si prendono la responsabilità legale di queste azioni”.
Per Friday for Future continua invece l’affrancamento da Greta Thunberg che ha trainato, anche carismaticamente, il movimento per un bel po’: “Il volto di Greta è stato centrale all’inizio, ma ora si sta tirando indietro per lasciare spazio ai cosiddetti attivisti Mapa, ovvero “most affected people and areas”, coloro che sono maggiormente colpiti dalla crisi climatica. Greta non ha una voce più importante, conta quanto quelle degli altri attivisti, è un movimento orizzontale”.
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di Maria Rosaria Iovinella www.wired.it 2023-05-07 11:34:07 ,