Si è capito da mesi, da ben prima che uscisse il primo trailer, che questo nuovo La sirenetta è un film dietro al quale c’è l’intento di correggere molte questioni oggi spinose su cui si basava il cartone animato Disney del 1989. C’è un forte desiderio di riformulare la storia perché possa veicolare idee, valori, sensibilità e ad un certo livello (quello proprio più superficiale) anche messaggi che hanno un senso per il proprio pubblico di riferimento di oggi. Non è una forzatura già il film d’animazione era la riformulazione secondo valori moderni di un’altra storia, quella della favola di Hans Christian Andersen. Tuttavia questo tipo di correzioni solitamente suonano poco sincere e aumentano l’impressione di manipolazione di un contenuto per compiacere il pubblico, qualcosa che il cinema commerciale fa sempre ma che nei casi migliori ha la gentilezza di mascherare. La sirenetta in effetti è tutto quello che ci sì aspettava in questo senso ma, almeno per metà, questa missione la porta avanti con grazia e all’interno di una cornice che la rende credibile e sensata.
Ad aiutare molto è la storia per come già era stata manipolata. Trent’anni fa La sirenetta fu il primo film d’animazione del Rinascimento Disney, un periodo di rifondazione dei lungometraggi animati dello studio all’insegna di storie di ragazzi e ragazze che vogliono tagliare i ponti con la tradizione. Sono principesse che non vogliono essere tali, che scappano, che si mascherano da uomo, che si innamorano di chi non si dovrebbero innamorare, che litigano con i genitori e fanno sempre di testa loro ma poi, alla fine, inevitabilmente tornano all’ovile dopo aver conquistato quel che vogliono. Non rompono mai le regole fino in fondo, trovano semmai un loro modo di rispettarle. Ariel è l’unica che le regole le rompe davvero tutte, è la più seria, la più adolescente e la più ansiosa di provare un sentimento, disposta a disobbedire a tutti e rischiare la propria fine per fare di testa propria. Inarrestabile come la protagonista di Andersen, solo con altri valori.
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di Gabriele Niola www.wired.it 2023-05-22 16:00:00 ,