Continua il processo per Alberto Scagni, l’uomo che ha ucciso la sorella Alice il primo maggio a Genova. La vittima parlava con la madre del mancato intervento della Salute mentale per contenere il 42enne e sottoporlo a cure mediche. Le chat potrebbero incidere sul procedimento per omicidio e su quello per omissioni voluto dalla famiglia.
Alberto e Alice al matrimonio di Alice
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Mentre prosegue il processo a carico di Alberto Scagni per l’omicidio della sorella compiuto il primo maggio scorso, spuntano alcune chat tra Alice e la madre Antonella Zarri che potrebbero incidere sul procedimento per omicidio e sull’indagine parallela per omissioni e la mancata prevenzione a carico di Salute Mentale e 112.
Alice Scagni non era inconsapevole del pericolo: il giorno dell’omicidio, sarebbe uscita di dimora per portare fuori il cane solo per proteggere il marito da eventuali rischi, ma la giovane mamma era a conoscenza del pericolo che Alberto poteva rappresentare per l’incolumità sua e della sua famiglia. In alcune chat tra la vittima e la madre, si leggono le perplessità di Alice sul mancato intervento dei medici e del Centro di Salute mentale, al quale la famiglia della 30enne si è appellata più volte per evitare l’escalation di violenza.
Gli scambi più significativi, spiega Il Secolo XIX, risalgono all’inizio del 2022 e il 30 aprile, il giorno in cui Alberto Scagni diede fuoco alla porta di dimora della nonna, sua vicina. “Adesso Alberto – scriveva Alice alla mamma – se la prende anche con Gianluca (Calzona, suo marito ndr) e sinceramente comincio ad avere paura. Non me lo voglio trovare sotto dimora”.
Alice Scagni
A quel punto, Antonella Zarri aveva cercato di calmarla. “Ho detto al medico curante di chiamarlo, ma cosa posso fare? Non posso legarlo e imbavagliarlo”. Secondo la madre del 42enne con problemi psichici, il medico non sarebbe intervenuto davanti ai solleciti dei familiari. Un altro dialogo di rilievo si registra il 17 marzo, quando i genitori di Alice avevano già chiesto formalmente al primario della Salute mentale di avviare un percorso per il figlio. Non avendo ottenuto riscontri, la madre dei due fratelli scriveva alla vittima: “O mi danno una risposta o vado in commissariato, non ne posso più”.
A quel punto, Alice aveva proposto d’intervenire in prima persona per accelerare i tempi e manda copia preventiva alla madre del messaggio destinato al medico. “Buon pomeriggio – scriveva la 30enne allo psicologo che aveva consigliato alla famiglia Scagni la via della sanità pubblica come primo passo fondamentale per curare Alberto -. La settimana scorsa abbiamo provato a contattare il medico della Salute mentale che ci aveva consigliato, ma ci ha detto che avrebbe richiamato lunedì. Ad oggi non abbiamo notizie. La situazione con mio fratello sta peggiorando e siamo molto preoccupati, riuscirebbe a sollecitarlo lei?”
Nei giorni che precedono l’omicidio, i familiari di Scagni hanno provato in tutti i modi a segnalare la loro situazione alla Salute mentale. Mamma e figlia parlano in una chat del 28 aprile della scarsa reattività della salute mentale. Secondo quanto scritto nelle chat, la psichiatra aveva detto alla famiglia che avrebbe parlato del caso di Alberto Scagni con il suo superiore entro il 22 aprile e che il 28 aprile il 42enne fosse convocato con una mail formale.
Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice
“Purtroppo – spiegava Antonella Zarri alla figlia nella chat – siamo nel pubblico. La psichiatra deve aspettare di parlare con il primario che rientra lunedì (2 maggio, il giorno successivo all’omicidio ndr), però ha aggiunto che ricorda bene il nostro caso e che un tentativo prima del Tso va fatto”.
“Credevo che la dottoressa avesse segnato oggi in agenda di chiamare Alberto – aveva risposto Alice alla madre -. Venerdì scorso avrebbe già dovuto parlare col primario. Comunque, aspettiamo fiduciosi”. Il 30 aprile, 24 ore prima del delitto, Antonella si era rimessa in contatto con la figlia per raccontarle i dispetti di Alberto. “Hanno suonato al citofono, immagino chi sia, ma preferisco non uscire. Mi dispiace non vederti, ma non sarei tranquilla. Speriamo che lunedì (2 maggio) si sblocchi qualcosa”.
Quello stesso giorno, Scagni aveva dato fuoco alla porta della nonna e i genitori avevano chiamato la volante chiedendo aiuto. Nella tarda mattinata del 1 maggio, Alberto si era messo in contatto due volte con il padre minacciandolo per ottenere del denaro.
La polizia aveva invitato Graziano Scagni a sporgere denuncia nei giorni successivi e non aveva inviato alcuna pattuglia. Alle 20, poi, si è verificato l’omicidio.
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di Gabriella Mazzeo
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2023-07-02 15:23:45 ,