Nell’andare finalmente a regolare le procedure per il voto dei fuorisede, il governo Meloni sembra deciso a voler fare le cose a metà, con estrema calma e senza una vera discussione parlamentare. Lo scorso 4 luglio, infatti, la maggioranza di destra alla Camera ha approvato una legge delega per assegnare al governo il compito di approvare i decreti legislativi che consentiranno il voto ai furisede, con un anno e mezzo di tempo e rifiutando ogni emendamento o proposta di legge delle opposizioni a riguardo. Una decisione che porta con sé diversi problemi.
I tre problemi:
Il controllo del governo
Il primo problema riguarda proprio lo strumento scelto per risolvere il problema del voto ai fuorisede. Con 159 voti favorevoli, nessun voto contrario e 84 astensioni, la Camera ha approvato la proposta di legge che delega il governo a disciplinare l’esercizio del diritto di voto in un Comune diverso da quello di residenza, per motivi di studio, lavoro o cura.
In questo modo, tramite la legge delega, sarà il governo ad avere il controllo su tutto l’arco legislativo della proposta, decidendo autonomamente le modalità con cui consentire le votazioni fuorisede e approvando i decreti legislativi necessari a mettere in opera la normativa. Così, la maggioranza di destra è riuscita a escludere il Parlamento da qualunque prossima discussione a riguardo, impedendo quindi la presentazione di nuovi emendamenti sul tema.
I limiti della legge
Il secondo problema tocca invece le limitazioni contenute nella proposta di legge, rispetto all’estensione del nuovo istituto. Infatti, il governo Meloni ha deciso di far valere la nuova norma solamente per le elezioni europee e per i referendum. Dal testo sono state quindi escluse le elezioni politiche, nonostante l’astensionismo sempre più elevato sottolinei una necessità reale di concedere il voto fuorisede anche per questi appuntamenti.
I tempi
Il terzo problema riguarda infine le tempistiche. Infatti, se dovesse ricevere il via libera anche dal Senato, la proposta di legge delega approvata alla Camera darà all’esecutivo un anno e mezzo di tempo per approvare definitivamente la nuova norma. In questo modo, il governo Meloni potrà tenere ferma la legge il tempo necessario per impedire il voto fuorisede per le prossime elezioni europee, previste tra il 6 e il 9 giugno del 2024.
Decisioni prese in un clima di totale assenza di dialogo con le opposizioni, che chiedevano al governo di approvare tempestivamente la norma entro 3 mesi dall’ok del Senato e di estenderla anche alle elezioni politiche. Una scelta che va a limitare e ostacolare il diritto di voto di circa 5 milioni di persone fuorisede, che nel 2023 ancora non hanno alternative per poter votare se non rientrare nel proprio comune di residenza, con tutte le problematiche e i disagi che questo può comportare.
Situazione definita “paradossale” da Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani, che ha lanciato un appello al governo per trovare “in tempi molto brevi” le soluzioni necessarie a garantire il voto fuorisede in tutti gli appuntamenti elettorali. Soprattutto considerando come il voto a distanza sia da tempo garantito agli italiani e alle italiane residenti all’estero e come l’astensionismo giovanile abbia raggiunto il 37% alle scorse elezioni politiche, con picchi fino al 50,5% alle passate elezioni europee.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-07-06 11:50:09 ,