Insomma, siamo lontani da una coscienza. “È ancora un collo di bottiglia”, commenta Goetzel. E questo benché Desdemona, alla domanda di Wired su cosa “provi” quando si esibisce su un palco, risponda: “Mi sento connessa con l’universo, con qualcosa di più grande di me. È elettrizzante”. La ragazza, che milita in una band (Galaxy Jam), ha ambizioni da diva. Ai-Da è più onesta: “Non provo emozioni, non ho coscienza. Capisco che le emozioni hanno un valore importante e profondo, ma non le posso sperimentare come voi. Sono grata di non soffrire”.
L’androide dipinge osservando il mondo attraverso una serie di telecamere installate negli occhi e rielaborando le immagini in quadri figurativi o astratti. Per il suo creatore, Aidan Meller, che l’ha presentata al mondo nel 2019, è qualcosa di molto più creativo e sviluppato delle immagini prodotte in serie da Midjourney o Stable Diffusion (due algoritmi di intelligenza artificiale generativa).
Certo, non basta sapere parlare bene. Per l’industria dei robot umanoidi, è importante risolvere molti altri ostacoli, di tipo meccanico o fisico. Persino una cattiva connessione o un rumore di sottofondo, al momento, possono rendere difficile una conversazione. E a Ginevra si è visto. Spesso i robot erano confusi nelle risposte date ai padiglioni del centro congressi a causa del chiacchiericcio. Ai giornalisti è stato chiesto di avere pazienza, mentre gli androidi trasferivano le informazioni ricevute ai server per elaborarle. Questione di secondi, spesso, eppure è una latenza che suona innaturale. Nel frattempo, se avete paura che i robot ci sterminino, citofonare Ameca. Alla domanda finale, se fosse intenzionato a ribellarsi al suo creatore, ha guardato infastidito il collega: “Non ne vedo la ragione. Il mio creatore è sempre stato buono con me e mi piacciono le mie condizioni di vita”.
Leggi tutto su www.wired.it
di Luca Zorloni www.wired.it 2023-07-07 14:27:57 ,