Al contrario, Wired ha deciso di usare le intelligenze artificiali per processare grandi moli di dati, ricevere suggerimenti per i titoli degli articoli e di pubblicare immagini prodotte con questi strumenti solo quando è il fotografo o l’artista stesso a usarle per realizzare un progetto o un’opera di un qualche tipo.
Queste linee guida, ha spiegato Ferrazza, rispondono a due necessità: “Seguire un principio di cautela nell’impiegare le nuove tecnologie, così da evitare gli errori del passato come nel caso di internet, quando gli editori decisero di adottare il modello della televisione commerciale” e, allo stesso tempo, “mantenere un rapporto di trasparenza con i nostri lettori e le nostre lettrici” in modo tale che possano sempre sapere chi produce le informazioni che pubblichiamo.
Il ruolo del Pnrr
In questo contesto, dove la disinformazione passa attraverso sempre più canali, da quelli mainstream ai più moderni, il direttore Ferrazza ha sottolineato l’importanza di usare i fondi del Pnrr per educare le nuove generazioni a comprendere la natura e la provenienza delle informazioni, creando per esempio delle occasioni di incontro nelle scuole.
Così, nonostante il governo abbia deciso di non dedicare fondi del Pnrr all’editoria e al giornalismo, si può essere comunque in grado di aiutare le nuove generazioni a uscire dallo “schema bipolare” dell’informazione sui social, dove “ogni informazione viene messa al voto”, e raccontare l’esistenza di “varie scale di grigi che aiutano a comprendere meglio la realtà”.
Un’azione importante per ovviare anche a uno dei principali pericoli che l’intelligenza artificiale pone al giornalismo, cioè l’impossibilità di risalire alla fonte dell’informazione fornita da un’intelligenza artificiale generativa e quindi non poterne verificare facilmente la veridicità. Anche per questo, ha sottolineato Ferrazza, le istituzioni e i governi dovrebbero mantenere un rapporto di dialogo “molto fermo” con le grandi società del settore “chiarendo che le regole non le fanno solo loro”.
Infine, alla domanda posta dal presidente della Commissione, Federico Mollicone, in quota Fratelli d’Italia, su come le nuove forme di giornalismo possano contribuire a incentivare l’interesse dei giovani nelle materie Stem – cioè scienza, tecnologia, ingegneria e matematica – il direttore ha risposto chiarendo come non siano le tecnologie a incentivare o meno un interesse sul tema, ma i percorsi scolastici offerti.
“Fino ai 5 anni, tra bambini e bambine non ci sono differenze tra i lavori che vorrebbero fare. Ma è quando si inizia il percorso scolastico che comincia una netta divaricazione tra i due gruppi, perché esistono ancora tutta una serie storica di incentivi che servono proprio a separare i genere rispetto alle loro competenze e attitudini. Questo è il tema da prendere in considerazione per incentivare i giovani a seguire le materie Stem. Ed è importantissimo perché le donne già oggi partono svantaggiate e il rischio è che il divario continui ad aumentare con la nascita di nuovi lavori sempre più legati all’ambito tecnologico”, ha concluso Ferrazza.
Oltre al suo intervento, hanno partecipato all’audizione anche Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale, Andrea Riffeser Mondi, presidente Federazione italiana editori di giornali, ed Edoardo Fleischner, docente di comunicazione crossmediale all’università Statale di Milano.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-07-11 13:32:07 ,