Per ricevere in tempo le rate del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), l’Italia avrebbe dovuto completare una serie di obiettivi a scadenza regolare. Target non legati a una facile approvazione di leggi per vietare o autorizzare comportamenti a discrezione dell’esecutivo, ma opere da mettere a terra, contratti da siglare o bandi da assegnare. Tuttavia, da quando è entrato in carica, il governo Meloni non è riuscito a portare a termine questi impegni assunti con la Commissione europea e le rate del Pnrr Proseguono a slittare.
Al fine da risolvere questo pasticcio – già costato all’Italia più di 7 mesi di ritardo nel ricevere la terza rata da 19 miliardi del Pnrr che ancora non si vede – il governo Meloni ha cambiato in corsa 10 obiettivi del Piano, per chiedere più tempo, ridurre l’ambizione degli interventi e, si spera, riuscire a prendere in tempo almeno la quarta rata da 16 miliardi. Tra le modifiche proposte, alcune sembrano superficiali e poco chiare, mentre altre vanno a toccare interventi strutturali necessari allo sviluppo del paese.
Le modifiche:
- Cinecittà
- Satelliti
- Asili nido
- Treni
- Idrogeno per le ferrovie
- Ecobonus
- Colonnine di ricarica
- Idrogeno bis
- Scuola e Mezzogiorno
- Imprese rosa
Cinecittà
Tra le modifiche superficiali, o meglio, lessicali, si trova il progetto di sviluppo dell’industria cinematografica, che cambia semplicemente il nome del soggetto attuatore: da Istituto Luce Studios a Cinecittà. Ci si chiede quali siano le motivazioni dietro questa modifica, non indicate dal governo, e come sarà recepita dalla Commissione europea.
Satelliti
Modifica più consistente riguarda invece gli investimenti nelle tecnologie satellitari, che sembra siano stati ridotti per evitare sovrapposizioni con gli investimenti privati dell’internet of things, basato su piccoli satelliti. In più è stato corretto un errore relativo al progetto Osservatore della Terra, assegnato del governo a un incubatore del Sud Italia che non rientra nel Pnrr ma nel fondo complementare.
Asili nido
La terza modifica riguarda invece la realizzazione di nuovi asili nido per accogliere circa 264 mila minori. Obiettivo, nonostante l’ampia retorica familista del governo Meloni, per cui è stato chiesto più tempo di quello già pattuito. L’esecutivo ha quindi chiesto alla Commissione più tempo per emanare nuovi bandi di assegnazione dei progetti di costruzione.
Treni
La quarta modifica, un’altra di quelle di dubbia utilità, riguarda invece la richiesta di chiarimenti sulla composizione dei nuovi treni da acquistare per rinnovare il parco macchine del trasporto regionale.
Idrogeno per le ferrovie
Mentre la quinta, sempre in tema di trasporto ferroviario, punta a risolvere il problema delle gare andate deserte per la sperimentazione di motori a idrogeno, introducendo una corsia preferenziale per realizzare questi interventi presso siti locali di produzione o stazioni di rifornimento.
Ecobonus
La sesta riguarda l’efficienza energetica, in particolare Ecobonus e Superbonus. In questo caso il governo vuole tentare di inserire anche le caldaie a gas tra gli interventi finanziati, cosa che la Commissione ha già rifiutato e continuerà, molto probabilmente, a rifiutare, visto che la dismissione di queste caldaie con altre più efficienti è uno degli obiettivi della transizione ecologica.
Colonnine di ricarica
Anche la settima riguarda la richiesta di più tempo per portare a termine un obiettivo. In questo caso si tratta dell’installazione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche. Infatti, i bandi del governo sono andati deserti per quanto riguarda l’installazione delle colonnine nelle autostrade e nelle aree extraurbane, mentre sono andati a buon fine solo per quanto riguarda le colonnine nelle città, creando così delle isole elettriche scollegate le une dalle altre. Così, il governo Meloni ha chiesto più tempo per fare nuovi bandi e assegnare le concessioni per le colonnine nelle aree extraurbane.
Idrogeno bis
L’ottava modifica è prettamente tecnica e sancisce che nessun gas naturale debba essere impiegato per la produzione di idrogeno da usare nella riduzione diretta del ferro. Anche questa serve a correggere un errore precedente, che non aveva tenuto in considerazione il principio Do no significant harm del Pnrr, che sancisce come gli interventi finanziati non debbano creare danni ambientali.
Scuola e Mezzogiorno
La nona è un’altra modifica formale. Rivede le soglie dei finanziamenti per i progetti contro la povertà educativa nel Mezzogiorno, portando la possibilità di pubblicare avvisi di almeno 50 milioni di euro invece che esattamente pari a 50 milioni, e chiarisce come i progetti debbano avere luogo nelle aree individuate.
Imprese rosa
Infine, l’ultima modifica svincola gli interventi per la creazione di imprese femminili dall’obbligo di creare almeno 700 ulteriori imprese.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-07-12 10:12:05 ,