Il costante aumento delle temperature globali sta causando una riduzione nell’intensità della corrente del Golfo, il cui completo arresto avrebbe enormi conseguenze sul clima del Pianeta. I risultati di uno studio appena pubblicato su Nature Communications indicano che questo potrebbe accadere addirittura nel corso di questo secolo, anche se non tutta la comunità scientifica concorda con questa previsione. Una cosa è certa: è necessario, anzi, urgente, ridurre le emissioni di CO2 per tentare di invertire la rotta nell’innalzamento delle temperature globali.
Il “motore” della corrente del Golfo
Gli oceani e le correnti al loro interno giocano un ruolo fondamentale nel mantenere una certa stabilità climatica: la corrente del Golfo, ad esempio, consente la redistribuzione di calore dalle zone tropicali verso i poli. Infatti, spiega la Nasa, questa corrente si sposta lungo la costa orientale del Nord America, rilasciando lungo il suo viaggio parte del calore accumulato ai tropici. Infatti, al suo arresto conseguirebbe, fra le altre cose, una drastica riduzione delle temperature in Europa. Ma qual è il “motore” di questa corrente? In sostanza, la sua esistenza dipende da due fattori: la temperatura e il grado di salinità dell’acqua. L’acqua fredda e salata è più densa di quella calda e contenente una minore quantità di sale disciolto al suo interno. Questo fa sì che in alcune zone dell’oceano si creino le condizioni giuste affinché l’acqua superficiale, una volta che ha rilasciato nell’aria una quantità sufficiente di calore ed è quindi diventata meno densa, si insinui nelle profondità “lasciando spazio” alla corrente calda del Golfo, che prenderà il suo posto. Questo fenomeno fisico garantisce il ciclico movimento delle acque che, come dicevamo, contribuisce a mantenere il clima che conosciamo nelle varie zone del Pianeta.
Oceani e cambiamento climatico
Il cambiamento climatico dovuto alle emissioni di CO2 incide in due modi (collegati fra loro) su questo fenomeno: in primis, sia la temperatura dell’aria che quella dell’oceano stanno globalmente aumentando, riducendo la capacità delle correnti (troppo calde e quindi poco dense) di inabissarsi in profondità. L’aumento delle temperature globali causa contemporaneamente lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia: questo fa sì che una grande quantità di acqua dolce venga riversata nell’oceano, riducendone la concentrazione salina e quindi, di nuovo, la densità. In buona sostanza, si sta progressivamente riducendo la quantità di acqua “pronta” ad inabissarsi, fenomeno da cui dipende appunto l’esistenza della corrente del Golfo. Le evidenze del fatto che la sua intensità si stia riducendo nel corso degli anni sono ormai diverse. La domanda fondamentale è quanto tempo rimane prima che la corrente si fermi del tutto.
Opinioni discordanti
Secondo l’ultimo report dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), un completo collasso entro la fine di questo secolo è relativamente improbabile, nonostante gli evidenti segnali di rallentamento. Di diversa opinione sono invece i due autori del recente articolo, che, utilizzando calcoli statistici e i dati relativi alle temperature dell’oceano registrate negli ultimi 150 anni, prevedono che il completo arresto della corrente del Golfo potrebbe verificarsi fra il 2025 e il 2095, con probabilità massima attorno al 2057.
Come riporta una news di LiveScience, altri esperti sostengono che alcune assunzioni incluse nei modelli utilizzati per giungere a tale conclusione siano in realtà troppo semplicistiche, o comunque necessitino di ulteriori verifiche. Ma al di là di stabilire una data esatta, questione su cui gli scienziati continueranno a lavorare, resta valido l’appello del primo autore dello studio Peter Ditlevsen, professore presso il Niels Bohr Institute (Danimarca): “I nostri risultati sottolineano l’importanza di ridurre le emissioni globali di gas serra il prima possibile”.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2023-07-26 10:50:27 ,