Si chiamano superagers, sono anziani e, come suggerisce il nome, hanno un potere speciale. Quello della super memoria. Hanno infatti una memoria di ferro, o meglio con una memoria che non ti aspetteresti per un anziano, come quella di un trentenne. Forse a renderli così speciali è stata una vita attiva che ha stimolato il loro cervello, tenendolo al riparo dal normale invecchiamento. Forse è stata la musica. O forse sono soggetti particolarmente motivati, tenaci. Ipotesi sì, ma di cui si discute, perché se riuscissimo a capire cosa li rende così speciali e diversi dai loro coetanei che normalmente invecchiando perdono la capacità di ricordare, potremmo capire se sia qualcosa di replicabile. E qualcosa forse, oggi più di ieri, potremmo averlo effettivamente scoperto.
A suggerire di che cosa possa trattarsi sono alcuni ricercatori che nei gironi scorsi ne hanno scritto in un denso articolo pubblicato sulle pagine di Lancet Healthy Longevity. Quello che hanno fatto è piuttosto semplice: hanno preso alcuni anziani superagers e li hanno confrontati con dei coetanei normali. Detto così suona effettivamente semplice, ma questi superagers sono stati selezionati a partire da un gruppo di 1200 partecipanti grazie a un test sviluppato per identificare le abilità di memoria (e identificati come tale se i risultati erano quelli attesi per una persona molto più giovane), per cui è stata raccolta una gran quantità di dati: clinici, di imaging (con risonanze magnetiche), demografici e relativi ad abitudini quotidiane. Lo scopo chiaramente era quello di identificare qualcosa di diverso rispetto a una cittadinanza di controllo che potesse in qualche modo suggerire le ragioni di questa memoria eccezionale (riferita alla memoria episodica, quella legata alle esperienze personali). Per ora si parla di associazioni e questo è quello che finora si è scoperto.
Superagers, più materia grigia, amanti della musica e divorziati
I superagers, rispetto ai coetanei, hanno più materia grigia (soprattutto nelle zone importanti per la memoria e il movimento, come l’ippocampo), sono più agili (si muovono più velocemente e sono più fluidi nei movimenti fini, come il movimento delle dita), e hanno più equilibrio e soffrono mediamente meno di ansia e depressione. Non solo: i superagers nella loro vita sono anche stati mediamente più attivi, amanti della musica e, curiosamente, sono più frequentemente separati o divorziati. Curiosamente perché, come notano gli stessi autori, in genere avere un partner è associato a una migliore salute cognitiva.
Le ipotesi per una memoria di ferro
Di per sé, dicevamo si tratta solo di uno studio di associazione che non rende ragione di cosa effettivamente renda così speciale la memoria di questi anziani. Ciò detto, e riconoscendo che possano esistere anche altri fattori – come quelli genetici – associati ai superagers, qualche ipotesi su come quanto osservato spieghi la loro memoria di ferro i ricercatori la avanzano. Per esempio: è possibile che, pur non facendo più attività fisica dei loro coetanei, la migliore agilità dei superagers derivi da una vita più attiva, con attività non propriamente sportive, come il giardinaggio, che li abbiano in qualche modo stimolati. Come? L’attività fisica può per esempio può far aumentare il flusso cerebrale e i fattori neurotrofici, ricordano, o avere un effetto indiretto ma benefico migliorando la salute cardiovascolare o il metabolismo. Al tempo stesso, aggiungono, è noto che soffrire di ansia e depressione possano influenzare, peggiorando, la memoria.
Buono per la memoria, buono per contrastare le demenze
Oltre questo, l’altro aspetto interessante su cui insistono i ricercatori è l’aver osservato che i fattori che si associano a una super memoria sono anche quelli che diminuiscono il rischio di demenza. Ovvero, scrivono, ci sono fattori che potrebbero esser associati a una sorta di resistenza al declino della memoria che normalmente avviene con l’età che sono gli stessi che sembrano prevenire la demenza. “Abbiamo scoperto che esiste una sovrapposizione tra i fattori di rischio o i fattori protettivi per la demenza e quelli associati al superinvecchiamento (come la pressione sanguigna, il controllo del glucosio e la salute mentale) – ha aggiunto al riguardo Bryan Strange della Universidad Politécnica de Madrid, autore senior dello studio – Questo fa pensare che alcuni presunti fattori di rischio per la demenza stiano, di fatto, contribuendo al declino dell’attività cerebrale legata alla memoria correlato all’età che può agire in parallelo o in modo additivo con la fisiopatologia della demenza per amplificare il declino della memoria”.
E se fosse questione di motivazione?
Per ora dunque solo qualche indizio su cosa renda così speciale i superagers, nulla di conclusivo, come per natura avviene nella ricerca. A maggior ragione considerando che – come fa notare un commento che accompagna la pubblicazione – i criteri utilizzati dai ricercatori per classificare i superagers erano diverse da quelle usate solitamente. Ma non solo: non ci sono dati relativamente a una regione cerebrale (la corteccia cingolata medio-anteriore) coinvolta nella motivazione e nella persistenza, caratteristiche che potrebbero spiegare il super potere di questi anziani, accanto a un potenziamento della funzione mnemonica, scrivono gli autori.
Tutto questo per dire che sì, qualche indizio potremmo anche averlo trovato, ma siamo ben lungi dal capire cosa renda speciale la memoria di questi individui. Per capirlo dovrebbero essere necessari non solo studi più grandi, ma anche sperimentazioni cliniche per capire se migliorando il movimento o piuttosto facendo o ascoltando musica queste persone queste poi, da grandi, ricorderanno meglio pezzi della loro vita.
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di Anna Lisa Bonfranceschi www.wired.it 2023-07-29 04:50:00 ,