Author: Ciro Pellegrino
Data : 2023-08-26 11:04:36
Dominio: www.fanpage.it
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Da chi vuole frutta e verdura perfetta come i nelle pubblicità a chi mette in borsa anche i prodotti destinati ai maiali: il racconto della giornata al mercatino Coldiretti km zero del Vomero.
Il mercato km zero di Coldiretti al Vomero
Gerardo Rusciano, agronomo, è un fiume in piena. Risponde ad una domanda netta: «Cosa succede al mercato a km zero di Coldiretti a Napoli?», legata evidentemente all’attualità, ovvero alle parole del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sui «poveri che (a differenza dei ricchi) comprano ai mercatini e mangiano meglio» aprendo un mondo sulla Napoli che fa la spesa e si muove fuori dagli scaffali della Gdo e dei discount, districandosi fra prezzi al kg, stagionalità, carrellini per la spesa, qualità di frutta e verdura da riconoscere alla prima occhiata.
L’azienda agricola Rusciano di Chiaiano è una delle più grandi che opera nei mercatini Coldiretti che a Napoli “salvano” il portafogli di centinaia di famiglie ogni settimana. Gerardo lavora sia in azienda che al mercato, quindi conosce bene i suoi clienti perché a differenza del supermercato tratta faccia a faccia.
«Ne sono successe tante in 10 anni di vendita a km 0 a Napoli. Questa è una piazza difficile, con diverse criticità e non può essere fatto un discorso unico», esordisce. Il quadro che chiediamo di tracciare è quello del quartiere Vomero-Arenella: area residenziale, erroneamente definita «zona bene» di Napoli ma in realtà paurosamente impoverita nel corso dell’ultimo decennio, peraltro oggetto di una pesante bolla immobiliare che ha fatto impennare i prezzi degli affitti:
Vero, ci sono persone con un reddito che consente loro l’acquisto di diversi prodotti, anche spese ampie. Ma la vita diventa sempre più difficile e trovo sempre più clienti che acquistano in maniera molto oculata.
Non è vero che al mercato la qualità è sempre il primo fattore. È vero invece che il reddito determina l’attenzione nell’acquisto dei prodotti.
L’agronomo Gerardo Rusciano
A Gerardo viene chiesto un esempio di un acquirente tipo:
Facciamo un esempio? Ok. Parliamo di D. È una persona che vive in abitazione di sua proprietà, due figli e solo il marito lavora.
Acquista in media 15 euro di prodotti. Sceglierà per lo più prodotti economici, cercando di mantenere una certa qualità nell’acquisto ed evitando ovviamente prodotti che in determinati momenti dell’anno posso raggiungere prezzi elevati e ovviamente D. non li considera come beni essenziali e primari.
Nello specifico? Prendi le mele annurche da 1 euro al kg. Parliamo di una qualità media. Grandezza media e qualche piccola imperfezione. Ovviamente ne puoi acquistare un buon quantitativo considerando la famiglia di quattro persone.
Ma perché vengono acquistate? Perché diventano lo spuntino in luogo della barretta di cereali che da sola costa 1 euro, un euro e 50.
Il discorso è diverso se si approccia al tema verdura e ortaggi. Parliamo di uno degli elementi ormai più cari nella spesa settimanale:
Parliamo dei fagiolini verdi: in determinati momenti possono arrivare anche ad un prezzo di 6 euro al kg. Ovviamente non li usi come spuntino e un chilo di fagiolini non sazia certo 4 persone.
Così si acquista qualcosa a 2 euro che può soddisfare il nucleo familiare. Ma se i clienti trovano i fagiolini verdi 2,5 euro al kg, compreranno quelli.
Sei euro contro due euro e 50: la differenza è nella qualità. Parliamo di fagiolini più duri, più difficili da digerire.
Quindi se il ministro Lollobrigida dice che i poveri possono acquistare dei buoni prodotti sa che non è del tutto vero.
Se io ho un reddito elevato ovviamente posso acquistare quelli da 6 euro. Se il mio reddito è basso e ho una famiglia composta da 4 persone sarò costretto ad acquistare quelle da 2,5 o addirittura non comprarli proprio.
Scendiamo nella scala sociale, l’agronomo napoletano racconta altri fra i centinaia di fatti cui ha assistito e assiste ogni giorno:
Ti raccconto di A. Vive da sola. Ha una pensione di 1000 euro e paga 500 euro di fitto. Lei ogni domenica viene in piazza, al Vomero e acquista sempre le mele più economiche dicendo che deve fare la marmellata.
Ovviamente 3 kg di mele economiche le paga 1 euro. Sono buone ma hanno una durata di qualche giorno, poi bisogna consumarle. Ma lei puntualmente acquista i 3 kg che tutti sappiamo che le mangia. Tre chili di mele, un eccesso. Per non rinunciare alla frutta.
Veniamo all’ultimo caso. Per definire frutta e verdura un po’ ammaccata o con piccoli segni di deterioramento c’è un aggettivo molto chiaro: «toccata». La frutta e la verdura “toccate” vengono vendute ad un prezzo minore, vengono a volte aggiunte in più, gratis e su richiesta, a chi fa una spesa importante e non ha problemi nel gestire questo tipo di prodotto.
C’è invece chi non vuole nemmeno vederla e – ossessionato dalle forme perfette, pubblicitarie, dei frutti della terra – pretende siano perfetti anche nel suo carrello.
Intorno a frutta e verdura “toccata” al mercato a km zero c’è un mondo nel mondo. Ed è questo l’ultimo racconto di Gerardo:
L’aspetto socio culturale gioca un ruolo importante. A Posillipo vogliono prodotti costosi e di qualità eccelsa. Il prezzo è l’ultimo dei problemi. Vogliono la qualità e non vogliono la stessa qualità che trovano nelle zone più povere di Napoli.
Mi è capitato di portare mele leggermente toccate e non venderle proprio.Ma non è sempre così. In altra zona ricordo una signora che si presenta sempre alla fine della giornata di mercato, molto simpatica.
Chiede sempre se c’ho frutta toccata. Io faccio sotto il banco faccio tre casse: una con la plastica da riciclare, una coi prodotti per i miei maialini e l’altra con la frutta danneggiata che cediamo ad un prezzo praticamente irrisorio.Lei viene con qualche moneta e si prende tutta la frutta toccata e addirittura chiede se può prendersi anche la frutta e verdura che noi mettiamo da parte per i maiali perché per lei è fondamentale. Viene ogni domenica al mercatino al Vomero. Non conosco le condizioni economiche né altro.
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Ciro Pellegrino , 2023-08-26 11:04:36 ,