La grande partecipazione da parte degli investitori starebbe spingendo SoftBank alzare la fascia di prezzo dell’offerta pubblica iniziale (Ipo) della sua controllata Arm, la società produttrice di chip inglese acquisita dal colosso giapponese nel 2016 per 32 miliardi di dollari. La quotazione si preannuncia come la più importante alla Borsa di New York e Softbank ha bloccato nuove sottoscrizioni, avendo raggiunto richieste dieci volte superiori alla base dell’Ipo.
Lo riporta l’agenzia Reuters, specificando che, in vista dell’ingresso in pompa magna a Wall Street del 13 settembre, la valutazione dell’azienda di Cambridge da circa 54,5 miliardi di dollari sarebbe già stata praticamente coperta in base all’interesse finora raccolto e che SoftBank sarebbe dunque pronta a quotare al di sopra del range compreso tra i 47 e i 51 dollari le singole azioni dal momento in cui partiranno le negoziazioni, il prossimo 14 settembre.
Sempre secondo l’agenzia stampa, esisterebbe però una seconda ipotesi: Arm potrebbe infatti mantenere la fascia di prezzo già stabilita e fissare un prezzo per l’Ipo superiore direttamente il 13 settembre, portando di fatto la valutazione del gigante inglese a una quota più alta dei 54,5 milioni di dollari previsti. Di certo c’è che sul mercato non verranno immesse altre azioni, considerando che SoftBank vuol mantenere per sé una partecipazione pari al 90,6% in Arm.
Come riporta il Financial Times, la società di Cambridge ha progettato l’architettura dei chip presenti nel 99% degli smartphone e nel 70% di tutti i prodotti tecnologici usati nel mondo. Pur non producendo fisicamente i microprocessori, la società ne ha di fatto creato il design, sviluppandone le componenti e le istruzioni del linguaggio di programmazioni.
Non è dunque una sorpresa che l’attenzione di numerosi investitori si sia concentrata sulla controllata di SoftBank. Come riporta Milano Finanza, essa gode infatti di ottima salute e ha davanti a sé importanti prospettive: le previsioni parlano infatti di un aumento dei ricavi dell’11% per l’anno fiscale 2024 e del 20% circa per il 2025, soprattutto a causa del boom della domanda di chip per i data center e per l’intelligenza artificiale.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-09-12 15:31:24 ,