Sognare a occhi aperti, oppure: Sogno o son desto. Ovvero il misterioso (e labile, almeno al risveglio) confine tra mondo onirico e mondo reale. Da sempre soggetto delle speculazioni di poeti, scrittori, pittori, registi, e anche scienziati. La ricerca nel campo dei sogni, grazie anche ai progressi delle neuroscienze, prosegue spedita e si fa sempre più interessante: l’ultima novità, solo in ordine di tempo, è la realizzazione, da parte di un team russo di scienziati, di un dispositivo in grado di “trasportare” nel mondo reale la musica che si ascolta in sogno. Il sistema si basa sul concetto del cosiddetto sogno lucido, ossia la consapevolezza di sognare mentre si sta sognando, uno stato di semicoscienza in cui il cervello sognante sarebbe in grado di ordinare al corpo di eseguire determinate azioni che, opportunamente decodificate, possono per l’appunto trasferire informazioni dal sogno alla realtà.
Cosa sono i sogni lucidi?
Ma andiamo con ordine. Come ha spiegato Reece Rogers sulle pagine di questo giornale, un sogno lucido è “uno stato metacognitivo in cui si diventa consapevoli della propria esistenza all’interno di un sogno: in altre parole, a volte è possibile sfilare le redini a Morfeo e dominare quello che succede durante la fase Rem“. È veramente possibile raggiungere questo stato? Molti esperti sono convinti che sì, la cosa si possa fare: “È un tipo di esperienza che, se ti capita, sai che è vera – ha spiegato Rafael Pelayo, professore di medicina del sonno alla Stanford University, raccontando di essere rimasto affascinato dagli stati onirici dopo un indimenticabile sogno lucido fatto da adolescente – Se non l’hai mai vissuta, invece, difficilmente crederai che possa accadere veramente”.
…e come averne
Per riuscire ad avere sogni lucidi è necessaria molta pratica. Gli esperti hanno messo a punto una serie di esercizi di allenamento propedeutici al sogno lucido, che cominciano con il rafforzamento dell’abilità a ricordare i propri sogni: “Possiamo pensare a questa fase – dice Benjamin Baird, professore di cognizione umana alla University of Texas at Austin – come alla costruzione di un repertorio di abilità che si rafforzano a vicenda. Alla base di questo processo c’è l’allenamento volto a ricordare i sogni”. Una domanda che ne chiama un’altra, insomma: se per fare sogni lucidi è anzitutto necessario ricordare i sogni, come si fa a ricordare i sogni?
Il primo passo verso questo obiettivo – spiega ancora Rogers – è semplice: bisogna desiderare di sognare e desiderare di ricordare: concentrarsi sulla volontà di rammentare i sogni prima di addormentarsi e appuntare ricordi e informazioni residue appena svegli, prima di fare qualsiasi altra cosa che potrebbe velocizzare la sparizione della memoria onirica. Già questo sistema potrebbe essere di una certa efficacia nel potenziare l’abilità di ricordare i sogni.
Non dimenticare, però, non basta: il passo successivo è quello di analizzare quello che si sogna – non necessariamente dal punto di vista psicoanalitico: è sufficiente anche solo concentrarsi sul contenuto narrativo e su eventuali elementi ricorrenti: “Quando riconoscete una ripetizione – dice ancora Baird – avete un obiettivo specifico su cui focalizzare la vostra memoria: se vi rendete conto che nei vostri sogni compare spesso un palloncino blu, la prossima volta che ne vedete uno prendetevi un attimo per cercare di capire se state dormendo. Potete farlo scoppiare?”. Oltre agli elementi ripetuti, può anche essere utile cercare di concentrarsi sull'(il)logicità di certi sogni, ovvero imparare a etichettare un’esperienza come irreale ogni volta che un sogno inizia a superare la soglia del plausibile. In altre parole, l’idea è quella di abituare il cervello a riconoscere gli elementi di un sogno, e di allenarlo così bene da consentirgli di eseguire questo riconoscimento anche mentre sta sognando.
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di Sandro Iannaccone www.wired.it 2023-09-17 04:20:00 ,