Di recente alcuni artisti cinesi hanno cominciato a boicottare una delle più note piattaforme di social media del paese per dimostrare il proprio disappunto nei confronti del suo strumento di AI generativa. Tutto è cominciato ad agosto, quando un’illustratrice ha accusato la piattaforma Xiaohongshu di utilizzare le sue opere per addestrare lo strumento di intelligenza artificiale Trick AI, pensato per creare immagini digitali sullo stile dei dipinti tradizionali cinesi, senza avere il suo permesso. A quanto pare, infatti, l’artista si è accorta per caso che i contenuti presenti sul social erano molto simili ad alcune delle sue creazioni. E ha subito preso precauzioni per difendere la propria arte da eventuali plagi.
Una storia alquanto singolare, che ha spinto centinaia di artisti cinesi a muoversi contro la creazione e l’uso di immagini generate dall’intelligenza artificiale sui social media – e non solo -. Molti di questi, infatti, accusano le piattaforme di aver utilizzato le proprie opere in maniera illecita, soltanto per addestrare i propri strumenti di AI generativa. La stessa Xiaohongshu, per esempio, è stata letteralmente invasa da commenti di utenti che dichiaravano apertamente “No alle immagini generate dall’intelligenza artificiale“. E l’hashtag collegato alle proteste degli artisti nel paese è stato visualizzato più di 35 milioni di volte sulla piattaforma cinese Weibo, decretando un enorme successo del movimento.
D’altronde, le proteste degli artisti cinesi arrivano in un momento alquanto movimentato per il futuro dell’intelligenza artificiale nell’arte e nell’intrattenimento. Negli ultimi mesi, infatti, scrittori e autori statunitensi hanno bloccato la stragrande maggioranza della produzione cinematografica e televisiva per dimostrare il proprio disappunto nei confronti dell’impiego di strumenti di AI generativa nel settore. Pertanto, non c’è da stupirsi che anche gli artisti cinesi ora vogliano far sentire la propria voce, criticando non tanto le funzionalità di generazione delle immagini proposte dalle piattaforme, quanto piuttosto il modo con cui l’AI generativa che le supporta viene addestrata, utilizzando le loro opere senza chiederne il consenso.
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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-09-29 15:00:23 ,