Il tracciamento di Glovo, stando a quanto appurato nella prima analisi del 28 luglio 2021, comunque non si limiterebbe unicamente alla condivisione della posizione in cui il telefono del rider (e quindi molto probabilmente il rider stesso) si trova. Altre informazioni come il livello di ricarica della batteria, l’eventuale caricamento o meno, e la velocità di spostamento del corriere sono inviate frequentemente alla piattaforma, anche se in modo irregolare. L’ipotesi avanzata dal team di ricerca è che l’app ricerchi la presenza di rider in una determinata area soprattutto nei casi in cui il numero di ordini risulti molto elevato. Una seconda e una terza analisi simile è stata condotta a febbraio e luglio 2022, portando agli stessi risultati.
È emerso inoltre come l’app condividesse con la piattaforma un rating dal valore numerico di 4.5, e successivamente di 32 (sotto la dicitura experiment score). Non è però stato possibile chiarire a cosa servisse questo rating, di fatto sconosciuto al pubblico perché diverso dal punteggio di eccellenza pubblicizzato da Glovo, e se questo giochi un ruolo nella valutazione lavorativa dei rider o per quanto riguarda l’assegnazione degli ordini.
Una privacy policy poco trasparente
La privacy policy dell’app Glovo Courier non è particolarmente chiara circa le terze parti alle quali i dati raccolti durante l’orario di lavoro sono poi condivisi. Nel documento si legge genericamente come questi possano essere inviati ad aziende o consulenti fiscali, tributari, assicurativi e legali, così come autorità fiscali o enti per la previdenza sociale, forze dell’ordine, fornitori di servizi esterni al fine di proporre al rider offerte commerciali.
La prima analisi del traffico tra l’app Glovo Couriers e terze parti ha fatto emergere come un’azienda statunitense specializzata in marketing, Braze, fosse destinataria non solo del codice univoco dei corrieri ma anche della loro email, numero di telefono e localizzazione. Raccolta di dati che è stata confermata anche nei successivi test. Le preoccupazioni in questo senso, rileva il team di ricerca, trovano spiegazione nel momento in cui i dati raccolti riguardano le loro performance lavorative e il tempo al di fuori del lavoro (momento in cui l’app è in background).
Dal 2021 a oggi: l’inerzia della piattaforma
Quanto emerso nel report del team di tracking.exposed è stato sottolineato in parte anche da provvedimento del giugno 2021 da parte dell’Autorità per la protezione dei dati personali. Per quest’ultima il motivo della sanzione di 2,6 milioni di euro a Foodinho, la società italiana controllata da GlovoApp23, era da ritrovarsi nella mancata valutazione di impatto sul trattamento dei dati dei rider acquisiti attraverso l’app, così come nella mancata richiesta di consenso durante la raccolta di dati gps (che al tempo il garante aveva dichiarato aggiornata ogni 15 secondi), nonchè nel processo automatizzato utilizzato per fornire ai rider l’accesso alla prenotazione dei turni di lavoro.
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di Laura Carrer www.wired.it 2023-10-11 04:50:00 ,